Venezia 71: LOIN DES HOMMES di David Oelhoffen e THE SMELL OF US di Larry Clark

loin des hommesLOIN DES HOMMES di David Oelhoffen (2014)

Scritto da Valeria Morini

Il terzo film francese in concorso in questa 71^ Mostra di Venezia (dopo La rançon de la gloire e 3 Coeurs) è un curioso mix di cinema western e coloniale diretto dal regista David Oelhoffen, che sceglie di adattare il racconto L’ospite di Albert Camus. Siamo nell’Algeria del 1954, scossa dai primi tumulti che porteranno all’indipendenza dalla Francia: Daru (Viggo Mortensen, attore sempre più apolide che sfoggia il suo noto poliglottismo recitando in francese e arabo) è europeo di origine, ma fa l’insegnante in una remota zona dell’Atlante, perfettamente integrato in quella cultura arcaica e nella natura aspra che lo circonda. Dato il suo passato militare, viene incaricato di scortare in una città vicina un uomo arabo (Reda Kateb) accusato di omicidio: i due dovranno difendersi dai parenti della vittima che cercano vendetta e si ritroveranno loro malgrado coinvolti nel conflitto franco-algerino, in un’odissea disperata tra le montagne.

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HUNGRY HEARTS di Saverio Costanzo (2014)

C’era una volta una ragazza italiana di nome Mina (Alba Rorhwacher) che, in trasferta a New York per lavoro, incontra nel bagno di un ristorante cinese Jude (Adam Driver), un poveraccio in preda a un violento attacco di diarrea (per la serie, chi ben comincia è a metà dell’opera). Ovvio che il restare intrappolati insieme in una squallida toilette faccia scattare la scintilla: fidanzamento, lei rimane incinta (inizialmente, non è troppo convinta ma tant’è, l’amore supera ogni ostacolo) e i due si sposano. Nasce il bambino e lei dà di matto: ossessionata dalla pulizia interiore ed esteriore, rischia di far crepare di fame l’infante, nutrendolo esclusivamente con oli vegetali, semi e avocado. Il tapino Jude, sull’orlo di un esaurimento nervoso, chiede l’aiuto di dottori, assistenti sociali, genitrice e chi più ne ha più ne metta. Tragedia in agguato. Ecco la trama dell’ultimo film di Saverio Costanzo, Hungry Hearts, presentato in concorso (!) alla 71ª edizione del Festival di Venezia e tratto dal romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso.

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IL SUPERPAGELLONE DI VENEZIA 71

a-pigeon-sat-Eccoci, immancabilmente, con il nostro superpagellone dei film visti alla 71^ Mostra del Cinema di Venezia, appena conclusasi. La redazione di I-FILMSonline in trasferta al Lido si dimostra in linea con la scelta della giuria del festival, che ha insignito del Leone d’Oro A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson, film che si guadagna la nostra miglior media voti. Graditissimi anche Birdman di Iñárritu,  Il giovane favoloso di Martone e Belluscone. Una storia siciliana di Maresco, più controverso il giudizio su Fires On the Plain di Tsukamoto. Le delusioni più cocenti sono senza dubbio Hungry Hearts di Costanzo, 3 Coeurs di Jacquot, Pasolini di Abel Ferrara e Good Kill di Niccol. In definitiva, un’edizione mediocre e poco soddisfacente, seppure in grado di regalare, qua e là, lampi di gioia. Eccovi tutti i voti di Venezia 71!

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Venezia 71: da Peter Bogdanovich a Benoît Jacquot e David Gordon Green

Shes-Funny-that-Way-posterSHE’S FUNNY THAT WAY di Peter Bogdanovich (2014)

Scritto da Sara Barbieri

Dopo 13 anni di assenza dal grande schermo e alcune regie dedicate alle serie televisive, torna Peter Bogdanovich, indimenticabile autore di opere del calibro di L’ultimo spettacolo e Dietro la maschera, che presenta fuori concorso a Venezia 71 il suo She’s Funny that Way, dichiarato omaggio alla sophisticated comedy di classica memoria. La vicenda ruota intorno alla prostituta Isabella detta Izzy (Imogen Poots), aspirante attrice con il mito di Audrey Hepburn e romantica ottimista contro ogni evidenza. L’incontro con Arnold (Owen Wilson), regista teatrale sotto mentite spoglie, provocherà una serie di catastrofici equivoci, risolti dall’immancabile happy ending. Una girandola di personaggi e di situazioni screwball, dialoghi scoppiettanti e ritmo sostenuto: Bogdanovich, con l’intento dichiarato di far ridere il pubblico senza troppe pretese autoriali, mette un scena un innocuo ma frizzante divertissement, alleniano fino al midollo (l’amore per New York trasuda da ogni inquadratura) e colmo di divertite e divertenti citazioni. Certo non un capolavoro, She’s Funny That Way riesce comunque nell’intento di rilassare lo spettatore, stupendolo con un cameo finale davvero inaspettato. Cast (soprattutto femminile) in gran forma, con la scatenata Imogen Poots e un’esilarante Jennifer Aniston nei panni della nevrotica e saccente Jane. Owen Wilson è sottotono, intrappolato in un personaggio, nato da Midnight in Paris, che mostra decisamente la corda.

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ANIME NERE di Francesco Munzi (2014)

anime nere posterArriva direttamente dal concorso dell’ultima Mostra di Venezia Anime Nere di Francesco Munzi, distribuito da quella Good Films che si sta dimostrando tanto lungimirante nella distribuzione internazionale (dobbiamo a loro Dallas Buyers Club e Nymphomaniac).

Dal regista di Saimir e Il resto della notte, un’opera oscura, tratta dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, girata coraggiosamente (per la maggior parte) nel covo della ‘ndrangheta, l’Aspromonte. Una gestazione difficile, soprattutto per la pericolosità delle location scelte, tant’è che Munzi è il primo regista ad aver mai girato ad Africo (provincia di Reggio Calabria) e senza poter godere di una “protezione mediatica” di cui possono aver beneficiato altri suoi predecessori.

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Venezia71: ANIME NERE di Francesco Munzi

anime nere posterArriva l’Italia in concorso al Lido con Anime Nere di Francesco Munzi, distribuito da quella Good Films che si sta dimostrando tanto lungimirante nella distribuzione internazionale (dobbiamo a loro Dallas Buyers Club e Nymphomaniac).

Dal regista di Saimir e Il resto della notte, un’opera oscura, tratta dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, girata coraggiosamente (per la maggior parte) nel covo della ‘ndrangheta, l’Aspromonte. Una gestazione difficile, soprattutto per la pericolosità delle location scelte, tant’è che Munzi è il primo regista ad aver mai girato ad Africo (provincia di Reggio Calabria) e senza poter godere di una “protezione mediatica” di cui possono aver beneficiato altri suoi predecessori.

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THE LOOK OF SILENCE di Joshua Oppenheimer (2014)

The look of silenceDopo aver sorpreso (in maniera positiva) e scandalizzato le platee di tutto il mondo con The Act of Killing, Joshua Oppenheimer torna sullo stesso tema dirigendo il documentario The Look of Silence presentato in concorso al Festival di Venezia.

Il film si apre in maniera didascalica per dare le giuste coordinate allo spettatore: Indonesia, 1965. Gli uomini al potere (ancora oggi a capo dello Stato) compiono uno sterminio di massa (le cifre stimate ruotano attorno al milione)anti comunista. Uno dei tanti genocidi clamorosamente poco ricordati della Storia.

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Venezia 71: ONE ON ONE di Kim Ki-duk e 99 HOMES di Ramin Bahrani

ONE ON ONE di Kim Ki-duk (2014)

one-on-oneFilm di apertura della rassegna Giornate degli autori, sezione autonoma promossa dalle associazioni dei registi e degli autori cinematografici italiani Anac e 100autoriche che si affianca alla programmazione ufficiale della Mostra del cinema di Venezia, One on One è l’ultima opera di Kim Ki-duk, presente al Lido per il terzo anno consecutivo, dopo il Leone d’Oro ottenuto nel 2012 per lo stupendo Pieta e il clamore suscitato l’anno scorso con il controverso Moebius, presentato nella sezione Orizzonti. Questa volta, però, ilfurore artistico del cineasta coreano appare subordinato ad una vicenda dal taglio così esplicitamente politico da risultare didascalico, appesantito da una fitta rete di dialoghi che fa rimpiangere l’ascetica geometria silente della sua opera precedente. Proseguendo una poetica sulla ferita e la tortura del corpo probabilmente giunta al capolinea, Kim mette in scena una storia in cui parossistica violenza e desiderio di vendetta si compenetrano per denunciare gli orrori della sopraffazione derivante dal comando dittatoriale praticato da un gruppo di militari ai danni di (presunti?) innocenti in seguito allo stupro di una ragazza. Le insostenibili efferatezze che si susseguono sullo schermo turbano senza sconvolgere, il ricorso morboso allo shock-a-tutti-i-costi appare ormai logoro, la noia dilaga. L’ambiguità di fondo nel denunciare la corruzione presente nella Corea contemporanea colpisce nel segno ma certo non basta a risollevare le sorti di un film in cui l’espiazione delle proprie colpe e il ribaltamento di prospettiva vittima/carnefice suona come l’ultimo, disperato appiglio a cui un grande regista cerca di aggrapparsi prima di affogare nel mare delle proprie stantìe ossessioni.

Voto: 2/4

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Venezia 71: LA RANÇON DE LA GLOIRE di Xavier Beauvois e IN THE BASEMENT di Ulrich Seidl

LA RANÇON DE LA GLOIRE di Xavier Beauvois (2014)

LA-RANCON-DE-LA-GLOIREIl concorso della 71ª Mostra del Cinema di Venezia prosegue con il francese La rançon de la gloire di Xavier Beauvois (veterano delle manifestazioni festivaliere e vincitore di importanti premi a Cannes). Ispirato a fatti realmente accaduti nel dicembre/gennaio del 1977, il film racconta le disavventure del belga Eddy (Benoît Poelvoorde) e dell’algerino Osman (Roschdy Zem), emigrati in Svizzera; le disastrose condizioni economiche e i problemi di salute della moglie del secondo li porteranno a trafugare il cadavere di Charlie Chaplin, appena scomparso, e a chiedere un riscatto di un milione di dollari. Con prevedibili e tragicomiche conseguenze.

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TALES di Rakhshan Bani-Etemad (2014)

talesAncora Iran a Venezia 71: dopo il ritorno di Mohsen Makhmalbaf, si affaccia in laguna (nel concorso ufficiale) il nuovo film di Rakhshan Bani-Etemad, conosciuta come la “First Lady” della cinematografia di Teheran (è stata infatti la prima donna a realizzare film dopo la rivoluzione khomeinista).

Tales, come il titolo lascia presumere, è un film corale diviso come una raccolta di racconti, che si dipana attraverso le storie di diversi personaggi a rappresentare uno spaccato della società iraniana contemporanea. Fil rouge che attraversa tutta la pellicola è la critica nuda e cruda alla corruzione che domina nella repubblica islamica influenzando la vita dei suoi abitanti e alla cultura profondamente maschilista di questa nazione (a dispetto del suo disperato slancio verso la modernità). In particolare, la regista si sofferma con insistenza su un aspetto poco noto al pubblico occidentale: la notevole diffusione a Teheran della tossicodipendenza nei confronti delle droghe pesanti (con conseguente dilagare dell’AIDS), che appare quasi un male endemico specchio di un malessere sociale più ampio.

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Venezia 71: THE PRESIDENT di Mohsen Makhmalbaf e BEFORE I DISAPPEAR di Shawn Christensen

the-president-locandinaTHE PRESIDENT di Mohsen Makhmalbaf (2014)

Storia di un dittatore militare di un’imprecisata nazione dell’est Europa che, spodestato da un’insurrezione popolare, fugge con il nipotino attraverso il paese, in un’odissea di infinita violenza e squallore. Il cinema di Moshen Makhmalbaf viaggia ormai lontano dall’Iran, paese natale abbandonato dal 2005 per autoesiliarsi a Parigi. The President, alla sezione Orizzonti di Venezia 71, è infatti girato in Georgia, location figurativamente ideale per le sue architetture sovietiche e il suo paesaggio straniante, ma la contestualizzazione geografica volutamente assente permette all’autore di creare riferimenti ad altre realtà contemporanee (la Libia in primis, ma anche l’Iran, ecc.).

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BIRDMAN di Alejandro González Iñárritu (2014)

Birdman posterLa 71ª edizione del Festival di Venezia apre alla grande con Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) di Alejandro González Iñárritu, sarcastica riflessione sullo star system, la fama, il prezzo della celebrità. Il regista messicano, in mirabile equilibrio tra farsa e tragedia, tratteggia il percorso, ora demenziale, ora amaro, di Riggan Thomson (Michael Keaton), attore incatenato al supereroe Birdman (che lo ha reso celebre a prezzo della credibilità) e impegnato in un adattamento teatrale dall’autore Raymond Carver per ricostruirsi una carriera.

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I (PRE) GIUDIZI DI OTTOBRE 2014

guardiani della galassia locandinaDopo il calendario del mese, oggi è il turno dei nostri pregiudizi: ogni membro della redazione segnala due titoli in uscita nel mese, uno su cui si sente di mettere la mano sul fuoco per un esito positivo (segnalato come “Per me è sì”) e l’altro su cui invece ripone pochissime o nessuna speranza (“Per me è no”). Naturalmente sono (quasi sempre) film che non abbiamo ancora visto, si tratta solo di sensazioni in attesa di conferme.

Come sempre, vi invitiamo a giocare con noi (valutando tutte le uscite mensili) facendoci sapere cosa ne pensate e quali sono le vostre scelte. D’altronde… si tratta soltanto di pregiudizi.

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I (pre) giudizi di settembre 2014

pasoliniDopo il calendario del mese, oggi è il turno dei nostri pregiudizi: ogni membro della redazione segnala due titoli in uscita nel mese, uno su cui si sente di mettere la mano sul fuoco per un esito positivo (segnalato come “Per me è sì”) e l’altro su cui invece ripone pochissime o nessuna speranza (“Per me è no”). Naturalmente sono (quasi sempre) film che non abbiamo ancora visto, si tratta solo di sensazioni in attesa di conferme.

Come sempre, vi invitiamo a giocare con noi (valutando tutte le uscite mensili) facendoci sapere cosa ne pensate e quali sono le vostre scelte. D’altronde… si tratta soltanto di pregiudizi.

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IL SUPERPAGELLONE DI AGOSTO 2014

mud 2

In un agosto davvero povero di titoli in sala, il film più apprezzato da I-FILMSonline è stato Mud di Jeff Nichols. In attesa che la stagione cinematografica riprenda alla grande, eccovi tutti i nostri voti alle pellicole del mese, tra cui brilla un numero non indifferente di scult, da Hercules a Under the Skin.

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