Aspettando le elezioni americane: i migliori film (e serie tv) sulla politica Usa

L’8 novembre, gli americani tornano nelle cabine elettorali per eleggere il 45esimo Presidente degli Stati Uniti, chiamati a scegliere tra Hillary Clinton e Donald Trump. Come combattere l’attesa per il verdetto di una delle elezioni più dibattute della storia Usa? Semplice: andando a ripassarci i più importanti film che Hollywood ha dedicato al mondo politico a stelle e strisce, ai meccanismi spietati che si nascondono nel celebre Studio Ovale, agli episodi più controversi del passato governativo di quella che continua, con orgoglio durissimo a morire, a professarsi la Nazione più grande del mondo. Aggiungiamo, forti della nostra nuova sezione Serie Tv, due prodotti per il piccolo schermo che hanno raccontato (e influenzato?) la politica Usa non meno delle pellicole. Scegliete i vostri titoli preferiti o proponetene altri che hanno segnato la vostra visione della Storia statunitense!

IL DOTTOR STRANAMORE, OVVERO COME IMPARAI A NON PREOCCUPARMI E AD AMARE LA BOMBA

La paura della bomba, spauracchio per eccellenza negli Usa del dopoguerra, genera mostri: come quelli del pamphlet immortale di Stanley Kubrick. Tra generali impazziti, patrioti fanatici e sinistri scienziati nazisti prestati alla Giusta Causa americana contro il nemico sovietico, il fittizio Presidente Muffley (una delle tre maschere interpretate dal multiforme Peter Sellers) deve destreggiarsi nella trattativa con l’omologo russo in una tavola rotonda che, incapace di decidere i destini dell’umanità, non può che attendere la terza guerra mondiale e l’Apocalisse. Grottesco e divertente, il capolavoro kubrickiano è più drammaticamente realistico di quanto non vorremmo credere.

ALBA DI GLORIA

Chi conosce esclusivamente la filmografia western di John Ford forse non sa che il regista di origine irlandese era un fervente ammiratore di Abraham Lincoln, tanto da inserirlo spesso come personaggio di contorno nei suoi film (Il cavallo d’acciaio, Il prigioniero dell’isola degli squali) e dedicargli questo splendido biopic che ne racconta la formazione giovanile, le esperienze che furono alla base del suo pensiero, l’attività di avvocato che precedette quella di grande statista e Presidente forse più amato nella storia americana. Un grande film storico e politico, magari da vedere in coppia con il Lincoln di Steven Spielberg.

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE

 

L’esempio per eccellenza del cinema civile degli anni Settanta. Non è un ritratto di Richard Nixon all’epoca del Watergate, ma la cronaca del più celebre scoop della storia americana e un inno al giornalismo investigativo: ovvero come Bob Woodward (Robert Redford) e Carl Bernstein (Dustin Hoffman), futuri premi Pulitzer, scoprirono il retroscena che portò all’impeachment e alle dimissioni del presidente repubblicano. Alan J. Pakula tratta materia ancora incandescente (lo scandalo era scoppiato appena quattro anni prima) con la ricostruzione attenta e dettagliata di un caso intricatissimo. All’eccellente coppia di protagonisti si affianca un cast di contorno eccezionale, in cui spicca un Jason Robards premiato con l’Oscar come non protagonista.

JFK – UN CASO ANCORA APERTO

 

Oliver Stone/Parte I. Il più apertamente politico dei cineasti americani scava nel più intricato mistero della storia americana con un’opera di enorme successo. Fu davvero Lee Harvey Oswald, da solo, ad assassinare John Fitzgerald Kennedy in quel 22 novembre 1963 a Dallas? Il team del procuratore distrettuale di New Orleans Jim Garrison (interpretato da un ottimo Kevin Costner) mise in dubbio il rapporto ufficiale della Commissione Warren disvelando un complesso groviglio di collusioni tra mafia, servizi segreti e governo, che resta ancora oggi la teoria complottistica per eccellenza. Il film di Stone è avvincente per quanto talmente intricato da far girare la testa, nonché supportato da un cast da leccarsi i baffi (Tommy Lee Jones, Gary Oldman, Joe Pesci, Sissy Spacek, Jack Lemmon, Kevin Bacon, Walter Matthau).

LE IDI DI MARZO

Qui non abbiamo un presidente ma un aspirante tale: in Le Idi di Marzo, Mike Morris (George Clooney, anche regista nella sua prova forse più efficace dietro la macchina da presa) è un senatore democratico in corsa per le primarie. Dietro quel volto rassicurante e quegli ideali felicemente progressisti c’è, immancabilmente, un mondo di falsità e dissolutezza che il rampante addetto stampa interpretato da Ryan Gosling imparerà presto a conoscere. Intelligente disamina della giungla politica statunitense, che pone col senno di poi interessanti quesiti metacinematografici: da sempre politicamente impegnato, anche Clooney prima o poi punterà a un seggio di prestigio? E, se lo farà, riuscirà a rimanere più onesto del suo personaggio?

GLI INTRIGHI DEL POTERE -NIXON

Oliver Stone/Parte II. Dopo aver indagato sull’omicidio Kennedy nel procedural JFK, il cineasta newyorchese guarda all’altra faccia della medaglia della storia della politica statunitense in un biopic che fu un insuccesso di pubblico: sepolto il mito kennedyano sotto l’incubo dell’escalation militare in Vietnam, il mandato presidenziale del repubblicano Richard Nixon fu uno dei periodi più bui per gli Usa, conclusosi con il clamoroso scandalo Watergate. Stone traccia un ritratto esaustivo dello statista, con un Anthony Hopkins bravissimo e candidato all’Oscar (come Joan Allen, interprete della First Lady Pat).

W.

Oliver Stone/Parte III. L’ideale trilogia del regista americano sulle figure presidenziali americane si chiude con il biopic del contestatissimo George W. Bush, interpretato da un perfetto Josh Brolin. Stavolta non si scava nel passato degli Usa: gli errori imperdonabili, l’ottusità, la disastrosa politica estera post 11 settembre sono letteralmente storia contemporanea, dal momento che il film uscì meno di tre settimane prima delle elezioni 2008 che avrebbero portato Barack Obama alla Casa Bianca. Graffiante e ironico, W. è fondamentalmente l’epopea di un uomo mediocre. Peccato che in Italia abbia avuto una distribuzione limitata e sia in pratica sbarcato direttamente in tv, su La7, il 19 gennaio 2009.

FROST/NIXON – IL DUELLO

Tocca stavolta a Ron Howard rievocare un episodio della vita di Richard Nixon, quello del celeberrimo confronto televisivo che il presidente ebbe con il giornalista britannico David Frost nel 1977. Un faccia a faccia storico che Howard, in una delle sue prove registiche più interessanti, trasforma in un’analisi della storia politica e del giornalismo, ma soprattutto in un sublime duetto attoriale tra i bravissimi Frank Langella (Nixon) e Michael Sheen (Frost). Di recente, a dare volto al più discusso leader politico americano è stato anche Kevin Spacey in Elvis & Nixon.

LINCOLN

L’abolizione della schiavitù è stata uno dei capitoli fondamentali nella Storia (non solo) americana. Giunto alla fase della maturità nella sua carriera, Steven Spielberg racconta nell’ambizioso kolossal Lincoln la lotta paziente per far approvare il XIII Emendamento della Costituzione, che riscattò il volto della democrazia americana da secoli di vergogna e orrori. Lo fa affidando la figura possente di Abraham Lincoln a un grandioso Daniel Day-Lewis (che vinse il suo terzo Oscar) in un film non perfettamente riuscito, prolisso e talvolta legnoso, ma filologicamente attento e didatticamente importante.

SCARY MOVIE 3

 

Ci perdonerete se chiudiamo la parte cinematografica con un divertissement: la figura fittizia di uno dei Presidenti Usa più adorabili di sempre, quello della parodistico Scary Movie 3. Di fronte alla minaccia aliena, Leslie Nielsen (che fa il paio con il Lloyd Bridges di Hot Shots 2) è un leader mondiale inetto e bastardo, per giunta chiaramente ispirato a George W. Bush. Battuta immortale: “Mi chiedo cosa avrebbe fatto il Presidente Ford”, pronunciata di fronte non al ritratto di Gerald, bensì, del caro Harrison. Del resto, quest’ultimo non era stato proprio capo di Stato Usa in Air Force One?

HOUSE OF CARDS

Infine, impossibile non citare un paio di serie televisive che hanno raccontato la politica americana con maggiore profondità analitica di tanti film. Tra i primi prodotti lanciati da Netflix e vero e proprio capolavoro del piccolo schermo, House of Cards racconta l’ascesa al potere dell’immaginario politico democratico Frank Underwood (Kevin Spacey maiuscolo, dalla presenza scenica definitiva): forse la più lucida riflessione sul marciume della politica a stelle e strisce, ben nascosta sotto i tappeti degli impeccabili palazzi del Potere. Un percorso che conta ad oggi quattro stagioni, dove l’amorale Underwood è antieroe shakespeariano (con la magnifica Robin Wright perfetta “Lady Macbeth”) e incarnazione aberrante dell’ambizione umana. Ogni volta che si rivolge a noi con lo sguardo in camera, insomma, Frank è uno di noi. Del resto, “Democracy is so overrated“.

WEST WING

Infine, a narrare i meccanismi della Casa Bianca era stata, ancora prima di House of Cards, la serie West Wing, con Martin Sheen nei panni della massima autorità Usa. Scritta dal meticoloso e abilissimo sceneggiatore Aaron Sorkin – altrove capace di raccontare con uguale lucidità il mondo del giornalismo (The Newsroom) o le figure del capitalismo americano (Mark Zuckerberg in The Social Network e Steve Jobs nell’omonimo film) – è stata prodotta tra il 1999 e il 2006 per sette stagioni e ha vinto la bellezza di due Golden Globe e 26 Emmy.