ATTACCO AL POTERE-OLYMPUS HAS FALLEN di Antoine Fuqua (2013)
Siamo sicuri che la Casa Bianca sia davvero l’edificio più sicuro al mondo? E se l’Olimpo – da cui Olympus has fallen, il titolo originale molto più accattivante di Attacco al potere, la traduzione italiana per altro già usata per un film del ’98 – fosse raggiungibile e messo in ostaggio da alcuni estremisti?
Un gruppo di estremisti nord coreani riesce a penetrare nella Casa Bianca con un agguato, rendendo ostaggi tutti i presenti, incluso il Presidente Benjamin Asher (Aaron Eckhart), portato assieme ai suoi più stretti collaboratori nel bunker segreto sotterraneo. Mike Banning (Gerard Butler), ex responsabile della sicurezza, è l’unico superstite dei Servizi Segreti, nonché l’unica speranza per l’America.
Sembra un caso: un film come Attacco al potere che esce nelle sale proprio mentre i rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord sono in netto peggioramento, con il Presidente Obama che più volte si è dichiarato contrario ai “test altamente provocatori sul nucleare”. Non si può parlare di coincidenza, né di profezia cinematografica, la situazione è tesa ormai da parecchi anni, e Antoine Fuqua ha deciso di prenderne spunto con un thriller politico in cui a rischiare la vita è il Presidente degli Stati Uniti in prima persona. Certo è che se lo spunto è buono, in quanto attuale, è la realizzazione che a tratti lascia parecchio a desiderare. D’altra parte non bisogna aspettarsi un raffinato thriller psicologico, bensì uno di quei film spacconi vecchio stile, dove chi spara più forte ha la meglio, soprattutto se sei un eroe patriottico e devoto al Presidente, sfacciato e senza paura. Ed ecco qui la ricetta del film, in cui i dialoghi sono ridotti al minimo e dove impazzano invece le armi, le esplosioni e i cadaveri, roba da far impazzire di gioia Michael Bay. Se poi a questo si aggiungono tutte le esagerazioni del caso, con rimandi evidenti all’11 settembre, simboliche bandiere in primissimo piano, ralenty sulle Stelle e Strisce stracciate ed un discorso finale ad altissimo tasso retorico, il gioco è fatto: ecco una pellicola patriottica che se ne infischia dell’estetica e che bada giusto a quale arma sia migliore per la successiva esplosione, inneggiando alla forza dell’America invincibile. Il regista, per raccontare questa storia, decide di tornare indietro di un decennio, stilisticamente parlando, dando al film un tono anni ’90, con l’eroe che da solo riesce a sconfiggere un’intera armata, un po’ come facevano i vari Stallone, Bruce Willis, Schwarzenegger, Van Damme e tutto il gruppo dei Mercenari, con l’ironia e la giusta dose di machismo e impunità che li ha sempre caratterizzati. Che Gerard Butler voglia un posto per il terzo capitolo?
Voto: 1,5/4
{jcomments on}