Con tutta probabilità leggerete, su almeno un quotidiano, magazine o simili, che Operazione U.N.C.L.E. – l’ultima fatica di Guy Ritchie ispirata alla serie televisiva NBC Organizzazione U.N.C.L.E. – è (cito a fantasia, novello Tiresia) “uno scanzonato omaggio a una serie di culto, con attori bellissimi e divertiti, ambientazioni mozzafiato”.
Tutto fenomenale; peccato che il film sia una rara, rarissima tavanata. A partire dalle sue originarie urgenze: quelle dell’omaggio. Tributare onori a una serie sì di successo non è mai peccato, se sai farlo. Piazzare in contrapposizione, in piena guerra fredda, due agenti – uno russo, l’altro yankee – può essere interessante negli anni ’60 (come fece la serie), e altrettanto oggi se riesci a costruire un impianto di minima decenza. Se lo fai, però, se le battute alla Ocean’s Eleven versione Soderbergh si impongono come tuo unico riferimento estetico, be’, c’è un problema – e la saga di Ocean’s, paragonata a questa cosa qui, pare scritta da William Wellman.
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