Berlinale 2020: FAVOLACCE di Fabio e Damiano D’Innocenzo – La recensione

 

In una provincia italiana non meglio definita, un gruppo di famiglie coabita nel medesimo quartiere. I giorni scorrono senza troppo entusiasmo in quella che potrebbe essere ricordata con una delle tanti estati dal caldo torrido. Qui, le vicende di adulti e bambini si susseguono e si intrecciano. I primi sono disillusi, cinici, covano una rabbia repressa che sfocia in repressione e frustrazione. I secondi osservano tutto e arrivano alle loro conclusioni. Vorrebbero godere di un esempio migliore, ma il divario generazionale che li separa dai loro genitori non ammette sconti.

Fabio e Damiano D’Innocenzo partono proprio da qui, dall’osservazione. Con un copione scritto quando avevano appena diciannove anni, i due registi gemelli si inabissano nell’Italia che conoscono meglio, quella periferica che ha dato loro i natali sia biologici che artistici. Qui sono cresciuti, qui hanno iniziato a trovare una via di fuga nella scrittura, qui hanno ambientato i loro due lungometraggi sinora realizzati (La terra dell’abbastanza e, appunto, Favolacce). Ma soprattutto, sull’osservazione si basa anche il loro sguardo cinematografico. Il film preferisce infatti non schierarsi con nessun personaggio, piuttosto è un lavoro mirato a compatire tutti. I D’Innocenzo presentano un problema senza tuttavia proporre alcuna soluzione. O meglio, una soluzione (tragica e disperatissima) emerge eccome, ma rispecchia solamente l’esistenza dei personaggi che lo hanno covato.

Forti di un cinema fresco, frizzante, originale e forsennato, i registi osservano le loro storie, le accompagnano privilegiando i silenzi, i momenti di evidente ma celata tensione emotiva, i primi piani e gli sguardi ipnotici di maschere italiane che non risultano mai grottesche, mai surclassate dalla presunzione degli autori. La crescita, la delusione, il senso di colpa, il divario generazionale, l’amicizia, l’amore, la rabbia e l’odio sono solo alcune delle tematiche affrontate in un film a tratti psichedelico e ammaliante, in grado di scuotere, scombussolare, rimescolare le carte in tavola a più riprese per poi raccogliere tutte le fila senza perdere il minimo senso dell’orientamento. Favolacce è un lungometraggio maturo e completo che denota il talento dei due gemelli, tra gli autori più interessanti e promettenti del nostro panorama.

Voto: 3/4