Suspiria: maestri a confronto

A cura di Francesco Pozzo

Il 2018 fu l’anno della svolta per Luca Guadagnino: quello in cui l’ormai celebre regista girò due film che più dissimili – e importanti, in primis per sé stesso – non potrebbero essere: nella primavera, in quel di Crema, Call Me by Your Name; in autunno, a Varese e poi a Berlino, Suspiria: un film passato in sordina (al di là degli sfolgorii festivalieri) ma che era (ed è) un bellissimo poliedro: una matrioska in sei atti e un epilogo che mette da parte i colori psichedelici del gioiello cui s’ispira per concentrarsi su ciò che viene taciuto.

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Sussurri e grida, di Ingmar Bergman

Su Prime Premium

A cura di Francesco Pozzo

Verrebbe da chiedersi: ma coloro che idolatrano la bieca pornografia del dolore che è Vortex di Gaspar Noé, o – peggio – il The Whale di Darren Aronofsky, avranno mai visto Sussurri e grida del maestro Ingmar Bergman? Un film che potrebbe aver girato Dio, se Dio esistesse o fosse esistito (o forse Dio era Ingmar Bergman, semplicemente: avrebbe molto più senso), oltre che la prova concreta e tangibile che ogni grande cineasta fa un unico film per tutta la vita con qualche sottile variazione sul tema: un concetto che allo svedese si applica millimetricamente: dal Posto delle fragole a questo, dal Flauto magico a Luci d’inverno, da Sinfonia d’autunno a Fanny & Alexander, il bisogno e il senso profondo dell’amore e dell’affetto umano, del calore e della vicinanza prima di ogni cosa e prima ancora di un dialogo con un dio assente ma opprimente, è sempre stato il suo comune denominatore: e questo, si badi bene (sembrerà paradossale, ma è così), è un film medicatore: distrugge, ma purifica.

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The Killer di David Fincher, la recensione

“When you say “it’s gonna happen now”. Well when exactly do you mean?” “How Soon is Now”

The Smiths

The Killer era un film che destava parecchia curiosità: per il connubio David Fincher e Michael Fassbender e per il ritorno di Fincher al thriller, genere che lo ha reso famoso e di cui prende gli archetipi per trasformarli in altro.

Il film parla di un sicario che non sbaglia mai. Fincher riesce a mettere in scena un film dove il narrato e il come viene narrato vanno di pari passo. Un protagonista altamente meticoloso, preciso, metodico, per un film dove nulla viene lasciato al caso, ma dove comunque il fato entra.

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El Conde di Pablo Larraín, la recensione

“Anibal: yo soy asì. Estoy sempre piensando si la cosas estan bien o estan mal. Y por supuesto, siempre opto por el bien” Ema: ”Bueno, entonces hay un problema porque yo soy el MAL” Ema (2019)

Nel mondo che ci presenta Pablo Larraín, il bene ha già perso. È un mondo dove la brama di potere, la crudeltà, la stupidità e la perversione imperversano. Il film inizia in un mondo in bianco e nero dai colori seppia (lo stesso tono usato dal regista per un video musicale del 2013 del gruppo “Eletrodomesticos” della canzone “Detras del Alma”), la scelta è azzeccata perché ci da l’idea di vecchio come il personaggio che lo abita: Augusto Pinochet vampiro. Il generale è un uomo stanco della vita dopo ben 250 anni ad aiutare i peggiori genocidi e le dittature più sanguinolente e a compiere i crimini più efferati. Il vecchio vampiro si sta affamando per morire e arriva la sua famiglia al suo capezzale creando momenti esilaranti.

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Aftersun di Charlotte Wells, la recensione

Aftersun, la recensione: il peso specifico dei ricordi e un film strepitoso  - Movieplayer.it

Su MUBI e in alcune sale

Ci sono degli esordi al Cinema che sono folgoranti e l’acclamato Aftersun di Charlotte Wells non fa eccezione. E a proposito di esordi come non ricordare J’ai toué ma mère (Can, 2009) opera prima semiautobiografica (scritta a soli sedici anni) del talentuoso e pluripremiato regista canadese Xavier Dolan. Anche in questo caso, come in Aftersun si affronta il rapporto più o meno conflittuale tra genitori e figli. Per Dolan il rapporto con la madre è feroce e violento, per la Wells c’è il ricordo (altrettanto autobiografico), tenero e nostalgico di una figlia ormai adulta e di una vacanza a undici anni col padre separato, rivissuta attraverso un filmino.

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Rumore bianco di Noah Baumbach, la recensione

Com'è 'White Noise' di Noah Baumbach, il film d'apertura di Venezia 79 |  Rolling Stone Italia

Con Rumore bianco si ripete la stessa modalità del precedente film di Noah Baumbach, Storia di un matrimonio: passaggio alla Mostra di Venezia 2022, in questo caso come film d’apertura, e poi sbarco su Netflix. Per il suo lavoro più ambizioso, adattamento del celebre romanzo di Don DeLillo, il regista newyorchese ha richiamato l’ormai sodale Adam Driver, affiancato dalla musa e compagna di Baumbach Greta Gerwig e da un bel cast di contorno in cui spiccano Don Cheadle, Jodie Turner-Smith e il Lars Eidinger visto anche in Irma Vep.

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Athena di Romain Gavras, la recensione

Athena - Film (2022) - MYmovies.it

La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza” Mao Zedong

Athena è il nome di una fantomatica banlieue, dove scoppia una rivolta perché è stato brutalmente ucciso dalla polizia un ragazzino di 12 anni, di nome Idir. I due fratelli di Idir sono entrambi determinati a scoprire la verità, ma si trovano dalla parte opposta della barricata: Abdel, che si è assimilato allo Stato francese prendendo la strada della rettitudine e diventando poliziotto, mentre Karim è il leader della rivolta, un personaggio tra Che Guevara e Sandokan, anche lui con una sua moralità e rettitudine.

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Blonde di Andrew Dominik, la recensione del film con Ana de Armas

Su Netflix

A cura di Francesco Pozzo

Blonde, quarto lungometraggio lungamente covato di Andrew Dominik – che già mostrò tutto il suo ribollente e sconfinato talento con quella pellicola mitica e sfolgorante che è L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (ma non solo: riguardatevi Chopper), e che alcuni ridussero, e continuano stoltamente a ridurre, a sterile e compiaciuto manierismo autoriale d’alta classe – trionfa nell’apparentemente impossibile impresa che mai nessuno è riuscito a compiere: restituirci l’abissale, opaca e distruttiva complessità di Norma Jeane Mortenson. Tradotto: Marilyn Monroe.

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The Tender Bar di George Clooney, la recensione

The Tender Bar, il film carino di George Clooney | Wired Italia

In parallelo con la carriera di superstar, George Clooney insiste a portare avanti il percorso di regista e giunge all’opus numero 8 di una carriera discontinua e non esaltante (pur se non priva di casi interessanti come l’ottimo Le idi di marzo), con The Tender Bar, disponibile su Amazon Prime Video. L’eclettico Clooney, che qui resta dietro la macchina da presa, firma l’adattamento del romanzo autobiografico Il bar delle grandi speranze di J. R. Moehringer, un tenero racconto di formazione ambientato nella Long Island degli anni 70 e 80.

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LUCA di Enrico Casarosa – La recensione

Luca (film 2021) - Wikipedia

Tre film in due anni per la Pixar, che dopo Onward e Soul fa uscire a distanza abbastanza ravvicinata anche Luca, rilasciato esclusivamente nella piattaforma di Disney+ (senza costi aggiuntivi). Peccato non godere delle bellezze della riviera ligure e del mare su grande schermo, ma – si sa – la tendenza ormai è quella. Resta comunque inalterato l’orgoglio tricolore, nel vedere il primo film Pixar ambientato totalmente in Italia e girato dal nostro Enrico Casarosa, genovese trapiantato in America all’esordio nel lungo dopo il corto candidato all’Oscar La luna.

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Godzilla vs. Kong, la recensione

A cura di Francesco Pozzo

Storie di mostri che si menano ad infinitum: Covid Edition. Rincuora sapere che, nei pochi cinema aperti dei non pochi paesi che se la passano meglio del nostro, questo film abbia già totalizzato la ragguardevole cifra di 120 milioni d’incasso: un indubbio segnale di speranza circa il mai così periclitante futuro dell’esperienza cinematografica in sala, in barba ad HBO Max e al cinismo ostile dei dirigenti Warner.

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Zack Snyder’s Justice League, la recensione

A cura di Francesco Pozzo

Zack Snyder’s Justice League è un’opera a suo modo senza precedenti che ci ricorda con epicità solenne il buco abissale che ci separa dai nostri padri: quel vuoto nero, incolmabile e assordante che cambia il corso delle nostre vite mutandole non di rado in peggio. Flash, Cyborg, Superman, Batman, Aquaman, Wonder Woman: non ce n’è uno che abbia un rapporto conciliante con le figure genitoriali (quando presenti); questo nocciolo tematico, spesso presente nell’affollato mondo dei superuomini in calzamaglia, è sviscerato nell’occasione specifica in maniera esemplare.

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LEI MI PARLA ANCORA di Pupi Avati, la recensione

Lei mi parla ancora - Sentieri Del Cinema

Chi l’avrebbe mai detto che Renato Pozzetto ci avrebbe regalato il ruolo della vita a ottant’anni compiuti grazie a Pupi Avati, altro eterno ragazzino del cinema che continua a fare il suo cinema intimista e nostalgico con Lei mi parla ancora, pensato per le sale ma poi approdato su Sky. Il regista bolognese torna nei luoghi del cuore (la bassa padana, tra Emilia e Veneto) con la storia vera dei genitori di Elisabetta e Vittorio Sgarbi, raccontata nel libro Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista che il papà Giuseppe Sgarbi ha pubblicato a 93 anni.

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PIECES OF A WOMAN di Kornél Mundruczó – La recensione

Pieces of a Woman alla Mostra di Venezia | Artribune

Su Netflix

Martha (Vanessa Kirby) è una giovane madre costretta a vedere morire la figlia pochi minuti dopo averla data alla luce. Contro l’ostetrica presente durante il parto, accusata di negligenza, viene intentata una causa. Ma né la giustizia né il legame con il compagno Sean (Shia LaBeouf) potranno restituire a Martha ciò che le è stato tolto.

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Mank di David Fincher, la recensione

Su Netflix

A cura di Francesco Pozzo

Mank di David Fincher è un capolavoro. Una parabola sull’oggi illuminata dalle luci della Hollywood che fu che ci permette di capire a fondo che i tempi saranno forse cambiati, ma che in fondo non è cambiato nulla. Un film assolutamente straordinario e impossibile all’infuori di Netflix perché nessuno l’avrebbe prodotto e nessuno l’avrebbe visto: una realtà avvilente considerato che si tratta di cinema nella forma più pura, sublime e rifulgente.

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