CATTIVE ACQUE di Todd Haynes – La recensione

Cattive acque: una storia vera, che diventerà anche la vostra (recensione)

Tra i cineasti più interessanti del cinema americano contemporaneo, da quel capolavoro che è il biopic dylaniano I’m Not There al dolce intimismo di CarolTodd Haynes transita con Cattive acque in un territorio apparentemente lontano dalla sua poetica: il film d’impegno sociale, dedicato a una vicenda realmaente accaduta. Il film, interpretato da un intenso Mark Ruffalo affiancato da Anne Hathaway, Tim RobbinsBill Camp e Victor Garber, racconta la storia di Robert Bilott, avvocato civilista che fece causa al colosso chimico DuPont per aver avvelenato le falde acquifere di una località del West Virginia, causando problemi di salute a migliaia di abitanti.

Con estremo rigore e un’attenta ricostruzione dei fatti, Haynes traccia un magistrale dramma civile, certamente appesantito da qualche lungaggine di troppo e dalla complessità della materia trattata (tanti sono i tecnicismi), ma coraggioso nel seguire uno stile asciutto e scrupoloso che non lascia spazio al sentimentalismo. Il privato di Bilott, incentrato sul rapporto con la moglie interpretata dalla Hathaway, ha una certa importanza nel flusso del racconto, ma non toglie spazio alla vicenda giudiziaria sviluppata nell’arco di vent’anni, che resta centrale.

Ponendosi nel solco di pellicole che analogamente hanno raccontato importanti cause legali e moderne battaglie alla “Davide contro Golia” (da Insider a Erin Brockovich), Cattive acque indigna ed emoziona ricostruendo una vicenda clamorosa che può ricordare l’episodio italiano di Eternit: la DuPont provocò gravissimi danni alla salute dei cittadini di Parkersburg a causa del PFOA (acido perfluoroottanoico) usato per la produzione del Teflon, materiale di rivestimento delle pentole. Il film è tratto dall’articolo del New York Times Magazine del 2016 The Lawyer Who Became DuPont’s Worst Nightmare scritto da Nathaniel Rich.

Voto: 2,5/4