Continua il FEFF 18, tra cortometraggi e… Godzilla!
Nel 2015 il concorso Fresh Wave di Hong Kong è giunto alla sua decima edizione, confermandosi come vetrina imprescindibile dei giovani talenti cinematografici. Il progetto, basato su di un programma annuale organizzato dall’Hong Kong Arts Development Council, è stato fondato nel 2005 e negli ultimi anni ha ricevuto un nuovo impulso dal regista Johnnie To, presente all’apertura del festival in veste di co-produttore del film Trivisa, firmato da Frank Hui, Jevons Au e Vicky Wong, registi lanciati appunto dal programma Fresh Wave.
Nella sezione del Far East Film Festival di quest’anno, dedicata alla presentazione di tre corti selezionati, sono stati proiettati i lavori di tre giovani promesse del cinema hongkonghese: Conditioned, di Chan Kam-Hei, And Afterwards, di Law Sin-Yan e Where’s the Head? Di Lui Mei-Fung.
L’interesse del programma sta nello stabilire, di anno in anno, a quali tendenze del cinema si dimostrino più ricettive le nuove promesse, che spesso propongono corti saldamente impiantati su tematiche politico-sociali, senza rinunciare a una dose di ironia e azione che costituiscono uno dei pilastri fondamentali del cinema di Hong Kong.
Dai tre lavori selezionati quest’anno emerge fortemente la tematica sociale, fil rouge che attraversa i tre corti, declinata singolarmente all’interno di ciascuna sceneggiatura. Menzione particolare merita And Afterwars, di Law Sin-Yan, corto pienamente ascrivibile al cinema socialmente impegnato, ambientato tra la scuola e il mondo del lavoro. Law tratta del senso di frustrazione legato alle aspettative, e lo fa con un film che spazia nel tempo in maniera fluida e chiara, senza mai cedere alla tentazione della retorica e delle facili conclusioni. And Afterwards ha vinto il premio per il miglior film alla sezione Open di Fresh Wave. Notevoli anche Conditioned e Where’s the Head, rispettivamente vincitori del gran premio dei Fresh Wave award, e del premio per la migliore creatività e per la migliore fotografia per la sezione studenti.
In occasione della diciottesima edizione del Far East Film Festival di Udine è stata inoltre presentata la retrospettiva Beyond Godzilla, rassegna che mette a fuoco il cinema giapponese come superpotenza del cinema di fantascienza, amato dagli appassionati soprattutto per il sottogenere dedicato ai film di mostri e per il personaggio di Godzilla (Goijira), il mostro protagonista di una lunga serie di film a partire da quel Goijira portato sugli schermi da Ishiro Honda nel 1954.
Retrospettiva che si propone appunto di trascendere e contestualizzare la serie cult di Godzilla, ampliando gli orizzonti e inserendo nel quadro alcuni dei migliori film giapponesi collocabili tra il fantasy e la fantascienza. Non è un caso che a ritirare il Lifetime Achievment Award del Far East sia stato Obayashi Nobuhiko, regista distintosi come uno degli autori più innovativi tra gli anni ‘70 e ‘80 e che rimane pressochè sconosciuto all’estero, nonostante il grande successo in patria nei decenni successivi e la sua fama di regista cult presso gli appassionati del genere.
Retrospettiva in larga parte dedicata a Obayashi dunque, nel corso della quale sono stati proiettati alcuni tra i suoi lavori più rilevanti, dai meno noti The Girl Who Leapt Trough Me, School in The Crosshairs, Exchange Students al cult House (Hausu, 1977): sci-fi psichedelico in bilico tra horror e commedia, tra melodramma e surrealismo, connotato da un utilizzo straniante e personalissimo degli effetti speciali; un lavoro certamente difficile da inquadrare in una categoria definita, visionario e anticipatore sotto diversi punti di vista, fortemente ancorato al racconto gotico e all’horror classico tanto da richiamare alla mente i lavori di Mario Bava.
Accanto ai lavori di Obayashi Nobuhiko, nel programma non mancano le proiezioni dedicate ad altri pilastri che hanno dettato gli standard del genere, se di standard, in questo caso, si può parlare: Invasion of The Astro Monster, Latitude Zero, The Mysterians e Matango di Ishiro Honda, padre della sci-fi giapponese; Blue Christmas di Okamoto Kihachi, Gamera 3: The Revenge of Iris di Kaneko Shusuke.
Idea particolarmente interessante, quella della retrospettiva Beyond Godzilla, che seleziona all’interno dell’intera gamma prodotta dal cinema giapponese il genere che più fortemente lo distingue e lo caratterizza nell’immaginario popolare, e che propone un percorso che va dagli esordi del genere fino ai giorni nostri passando per i lavori di quei registi che hanno fortemente contribuito a crearne il mito.
Matteo Soi