EL ABRAZO DE LA SERPIENTE di Ciro Guerra (2015)

 

A un anno dalla presentazione al Festival di Cannes 2015 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, arriva in una manciata di sale italiane il colombiano El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra, candidato agli ultimi Oscar come miglior film straniero. Viaggio conturbante nel cuore della giungla dell’Amazzonia, tratto dalle memorie degli scienziati Theodor Koch-Grunberg e Richard Evans Schultes, l’opera terza di Guerra si muove su due piani temporali: rispettivamente nel 1909 e nel 1940, due occidentali – il tedesco Koch-Grunberg (Jan Bijvoet) e l’americano Schultes (Brionne Davis), appunto – vanno alla ricerca di una pianta sacra, guidati dallo sciamano Karamakate (interpretato da Nilbio Torres e Antonio Bolivar).

L’approccio di Guerra è contemplativo, con uno sguardo mistico e a tratti allucinato sulla straordinaria bellezza del paesaggio amazzonico, il cui cromatismo è annullato da un suggestivo bianconero che paradossalmente ne esalta il fascino e la ricchezza visiva. La contrapposizione tra l’ascetismo di Karamakate, condannato a essere l’ultimo della sua tribù e ostinato depositario di tradizioni ancestrali destinate all’oblio, e la mentalità degli intellettuali bianchi, desiderosi di conoscere ma al contempo lontani dal comprendere veramente l’anima della giungla, è al centro di un’opera difficilmente classificabile, un Cuore di tenebra sudamericano che mostra le aberrazioni del colonialismo ma soprattutto le contraddizioni dell’animo umano. Indubbiamente lento e non sempre convincente, El abrazo de la serpiente è un’esperienza affascinante quanto anomala tra sogno e realismo magico, un’immersione negli abissi di una natura inesorabilmente ferina e di una cultura primordiale in via d’estinzione.

Voto: 2,5/4