ELSTREE 1976 di Jon Spira (2015)

 

Dietro ogni grande produzione cinematografica, dietro il lato divistico, glamour e sfavillante di Hollywood, c’è un mondo silenzioso, di cui spesso dimentichiamo l’esistenza: è quello delle comparse, dei figuranti che appaiono sullo sfondo o in piccolissimi ruoli da una manciata di battute. Persone senza velleità recitative che hanno avuto la fortuna di calcare per pochi giorni i set cinematografici assaporando la magia della fabbrica dei sogni, o che al contrario hanno passato una vita alla ricerca della celebrità, riuscendo a raccogliere qua e là solo fulminee apparizioni destinate a finire nell’oblio. Il documentario Elstree 1976 di Jon Spira, prodotto grazie al crowfunding su Kickstarter, presentato in anteprima italiana al Lucca Comics & Games e ora visibile solo per un giorno – il 16 novembre – nei circuiti The Space e UCI grazie a Wanted, va a scavare nelle vite e nelle carriere di dieci personaggi che parteciparono in piccolissimi ruoli a un film di fantascienza poi divenuto un fenomeno culturale di portata storica: Star Wars.

Il titolo fa riferimento agli Elstree Studios, dove nel 1976 vennero girati alcuni degli interni di Una nuova speranza e si ritrovarono la maggior parte degli intervistati in questione, ancora ignari di far parte di uno dei più grandi successi nella storia del cinema. A raccontarsi sono così Paul Blake, interprete del rodiano Greedo ucciso da Han Solo nella cantina di Mos Eisley (da cui il tormentone “Han Shot First”) e lo sfortunato Anthony Forrest, l’amico di Luke Skywalker Fixer le cui scene furono tagliate (ma Forrest è anche il Sandtrooper ingannato da Obi-wan Kenobi con la frase “Questi non sono i droidi che state cercando”). Ci sono Garrick Hagon che fu Biggs Darklighter, John Chapman – pilota di X-Wing che s’intravede nella briefing room e nella cerimonia finale – e lo sventurato Capo Oro Angus MacInnes. E ancora: Pam Rose che impersonò per pochi secondi  Leesub Sirln, Derek Lyons (interprete di una guardia al tempio di Yavin) così come il “trino” Laurie Goode, che fu l’alieno Hrchek Kal Fas, un pilota di X-Wing ma anche il celebre stormtrooper che va a sbattere la testa nella gaffe più nota della saga. Infine, due icone: il Jeremy Bulloch che è stato Boba Fett in L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi e Dave Prowse, destinato da uno strano e crudele destino a rimanere invisibile dietro la corazza e la maschera di Darth Vader, eclissato da James Earl Jones che lo doppiò in postproduzione (“Purtroppo per me, non potevano trovare un attore migliore di lui”, commenta amaro l’attore e culturista britannico, che ebbe un ruolo anche in Arancia meccanica).

Nessuno di loro è diventato un attore famoso. Eppure, ognuno, a suo modo, ha lasciato il segno nell’epopea fantasy più amata di sempre, tanto da ricevere l’onore dell’immortalità grazie alla riproduzione delle proprie fattezze nelle action figure e all’affetto del fandom alle convention di Guerre stellari. Spira, con delicatezza e uno sguardo attento, raccoglie le testimonianze divertite, emozionate, talvolta leggermente polemiche: le alterna a immagini di repertorio, a ricostruzioni, ai frame dei loro passaggi istantanei nella space opera che, a distanza di 40 anni, gioca ancora un posto fondamentale nelle loro vite. Un lavoro interessante per scoprire curiosità e aspetti poco noti della saga, ovviamente imperdibile per tutti coloro che si professano fan dell’universo creato da George Lucas.

Voto: 2,5/4