ENDER’S GAME di Gavin Hood (2013)
Erano 20 anni che Hollywood faceva la corte a Orson Scott Card per convincerlo a vendere i diritti del suo best seller fantascientifico Ender’s Game, ma lo scrittore americano aveva sempre opposto resistenza, declinando tutte le offerte. Le cose sono cambiate quando lo stesso Card ha fondato una casa di produzione, la Fresco Pictures, e ha cominciato da solo a scrivere una sceneggiatura per un possibile adattamento cinematografico. Così, grazie all’interessamento della Odd Lot Enterteinment e alla collaborazione dei produttori Roberto Orci e Alex Kurtzman, l’autore californiano ha potuto gestire personalmente la trasposizione cinematografica, scegliendo il regista Gavin Hood ( Il Suo Nome è Tsotsi, Wolverine) e assemblando il cast che più lo convinceva. Ora il film è stato ultimato e si appresta ad uscire nelle sale di tutto il mondo.
Ender’s Game è ambientato in un futuro non troppo lontano, quando la Terra viene invasa dai Formic, una razza aliena agguerrita e tecnologicamente iper-avanzata. Nonostante l’inferiorità militare, gli umani riescono ad avere la meglio sugli invasori grazie al sacrificio eroico del pilota Mazer Stackham. Anni dopo, il colonnello Staff ( Harrison Ford), sta arruolando giovanissimi ragazzini per plasmare un esercito di soldati perfetti in vista di un probabile secondo attacco dei Formic, quando posa gli occhi su Ender Wiggin (Asa Butterflied), geniale e promettente soldatino. Deciderà di portarlo nello spazio per l’addestramento intensivo e di trasformarlo nel nuovo capitano della flotta galattica. Per Ender , tra il peso delle grandi aspettative che pesano sulle sue spalle e scontri con gli altri allievi, inizierà così un durissimo allenamento che sarà anche una grande esperienza di formazione.
Non era facile trasportare al cinema un’opera fiume come la saga di Ender, con la sua trama intricatissima e i suoi innumerevoli personaggi, ma alla fine Gavin Hood, la produzione e lo stesso Card sono riusciti nell’impresa; e questo nonostante non pochi problemi di post produzione (la società che si occupava degli effetti speciali, la Digital Domain, è fallita durante le riprese). Il film scorre lineare, compatto e coinvolgente, riuscendo, come il libro, a far appassionare un adolescente e contemporaneamente ad intrattenere un pubblico più maturo. In particolare, il famoso colpo di scena finale del libro, che rivela la propensione dell’essere umano e del lettore a farsi manipolare il punto di vista, è trasportato egregiamente sullo schermo cinematografico, dove lo spettatore segue con entusiasmo le gesta di Ender, ritenendo moralmente giustificabili gli atti che compie e i crimini di guerra di cui si macchia, per poi venire colto in contropiede dalla rivelazione finale. Il processo di decostruzione morale operato da Card nel libro, dunque, funziona anche nel film, lasciando, nello spettatore che non ha letto il libro, l’inquietante sensazione di subire una potenziale manipolazione mentale tutti i giorni e di ritenere morali delle azioni che, viste invece dall’esterno, etichetterebbe come immorali.
Per il resto, tra attori intoccabili, ritmo travolgente e sceneggiatura solida come il marmo, Ender’s Game è il classico concentrato di professionalità hollywoodiana, come sempre apprezzabile, ammirabile e invidiabile.
Voto: 2,5/4