Far East Film Festival 2020: LUCKY CHAN-SIL, la recensione

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La quarantenne Chan-sil (Gang Mal-geum) è stata per anni una produttrice cinematografica indipendente, che per la carriera e l’amore per la settima arte ha sacrificato la sua vita privata. Alla morte improvvisa del regista con cui ha sempre lavorato si ritrova senza lavoro e senza un affetto stabile, sola, depressa e svuotata. La sua compagnia sono un’attrice amica del cuore cui pulisce casa per mantenersi, un’anziana coinquilina, un insegnante di francese di cui s’invaghisce e… il fantasma dell’attore Leslie Cheung (superstar di Hong Kong morto suicida nel 2003) che le appare all’improvviso e le offre consigli esistenziali.

Commedia dolceamara profumata di cinefilia, Lucky Chan-sil è il lungometraggio d’esordio della produttrice e regista coreana Kim Cho-hee (da notare la folta presenza di donne cineaste al Far East Film Festival 2020: sono circa il 25%), un viaggio tra il dramma e l’ironia nella crisi di una donna di mezza età travolta da un cambiamento radicale. La sua vita è a un bivio perché Chan-sil deve capire cosa vuole veramente: lottare per continuare a fare cinema, malgrado sia rimasta tagliata fuori dal settore, o inseguire l’amore? 

Manca un po’ di mordente in questa opera prima, che però si fregia dell’ottima intepretazione dell’attrice protagonista, impegnata in un ritratto femminile intenso e profondo. Lucky Chan-sil è anche un omaggio tenero al mondo del cinema, tra deliziose querelle fra Yasujiro Ozu e Christopher Nolan e le apparizioni surreali di Cheung che pare uscito direttamente da Happy Together (lo interpreta Kim Young-min) e cita direttamente il Bogart consigliere di Woody Allen in Provaci ancora Sam.

Voto: 2/4

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