Far East Film Festival 2022, la recensione di One for the Road

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Tornato a Bangkok dopo aver vissuto per anni a New York, Aood (Ice Natara) ha scoperto di avere la leucemia allo stadio terminale. Richiama perciò il suo migliore amico Boss (Tor Thanapob), rimasto nella Grande Mela dove è un bartender di successo, per farsi accompagnare in un ultimo viaggio: comincia così un lungo itinerario attraverso la Thailandia per il commiato tra Aood e le sue ex fidanzate, su una Bmw coupé d’annata e con in sottofondo una colonna sonora che va da Elton John ai Rolling Stones e Cat Stevens.

Già premiato con il World Cinema Dramatic Jury Award al Sundance, One for the Road è il nostro personale colpo di fulmine (per quanto imperfetto e non privo di difetti) al Far East Film Festival 2022. Forse non a caso, visto che che alla regia di Baz Poonpiriya – già premiato al Feff 2013 con Countdown – si affianca nientemeno che la presenza di Wong Kar Wai in veste di produttore. La coolness del cinema del grande regista di Hong Kong si respira lungo questo road movie ad alto tasso alcoolico (i cocktail ne sono un elemento essenziale), che però non appare troppo derivativo della poetica wonghiana – pur essendo indubbia una certa affinità con My Blueberry Nights – ma trova una sua freschezza e vitalità innegabili.

Più che altro, One for the Road – titolo che indica “il bicchiere della staffa”, l’ultimo da scolarsi prima di tornare a casa – è costantemente intriso dell’immaginario del cinema occidentale, a partire dalla parziale ambientazione newyorchese, e al tempo stesso è anche un atto d’amore nei confronti della Thailandia, con il viaggio di Boss e Aood e Boss che tocca diverse città della nazione asiatica.

La prima parte, in particolare, sfiora le vette del capolavoro, con un mix di umorismo, tenerezza e dolore che aggira i cliché del cancer movie più lacrimevole attraverso le “imprese” di Aood, la sua personale elaborazione del lutto per il padre scomparso (il deejay la cui voce accompagna i protagonisti con pezzi classici del rock, a dinsegnare un immaginario adorabilmente vintage di musicassette e immancabile auto d’epoca) e la bellissima amicizia tra i due protagonisti. Poi il film svolta in modo inaspettato, concentrandosi sulla vera missione di Aood e su un lungo flashback che racconta l’origine del loro rapporto e soprattutto la giovinezza di Boss.

Il rimpianto verso un passato rimosso, la purezza del primo amore, la necessità di rimediare ai propri errori, la capacità di perdonare diventano così i temi fondanti di One for the Road, lavoro che ha il respiro di un affresco esistenziale e che qua e là finisce per scadere nel lezioso, nel patinato, in qualche manierismo di troppo. La romantica love story tra Boss e la bella Prim, per dire, si concede un po’ troppo al sentimentalismo leccato da rom-com. Eppure il fascino dei primi 50 minuti e l’impegno di Poonpiriya di realizzare un lavoro così ambizioso e ricercato ci spingono a promuovere il film, che va gustato senza troppi pregiudizi, tra le suggestioni alcooliche di un New York Sour e un ascolto abbandonato alle note di Tiny Dancer o Father and Son.

Voto: 3/4

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