Far East Film Festival 2023, la recensione di Where the Wind Blows
Trent’anni di storia di Hong Kong, con l’ascesa di due funzionari di polizia dall’occupazione giapponese ai ’70, in un vortice di corruzione e convivenza violenta tra tra forze dell’ordine e Triadi. È il sontuoso e ambiziosissimo affresco di Philip Yung che non poteva mancare al Far East Film Festival, certamente tra i film più attesi dell’edizione anche per il duo di protagonisti al centro di questa carrellata storica: Aaron Kwok (attore per Andrew Lau, Johnnie To e altri) e soprattutto l’iconico Tony Leung Chiu-wai, che sarà investito del Leone alla carriera alla prossima Mostra di Venezia.
Where the Wind Blows è un autentico kolossal, per respiro epico, lunghezza e grandeur nelle scenografie e nei dettagli che mostrano tutto il fascino della sapiente ricostruzione d’epoca. Un kolossal che non nasconde le sue dirette influenze provenienti dal cinema più grandioso: vengono in mente il Francis Ford Coppola de Il padrino, il Martin Scorsese di Casinò o Quei bravi ragazzi (da cui mutua un certo tipo di narratività) o ancora i film di Sergio Leone (forse non a caso, la medesima storia, quella dei poliziotti corrotti Lui Lok and Lam Kong, è raccontata anche in un altro film del 2021 che si intitola Once Upon a Time in Hong Kong).
Yung non è il primo che cerca di emulare le imprese e le emozioni dei sopracitati registi, ma rifarsi a modelli tanto illustri non è ovviamente sinonimo di alta qualità. L’impressione è che Where the Wind Blows sia una gigantesca confezione di grande pregio visivo dove la cornice soffoca il quadro e l’epos di una Hong Kong affascinante e dannata si trasfiguri in una serie di esercizi stilistici e in un manierismo lezioso, dove diventa difficile seguire il complesso evolversi degli eventi, l’abuso del ralenti si fa estenuante e i cambi di registro (vedi una curiosa sequenza musical che pare presa da Cotton Club) pasticciano il tutto. Menzioni a parte per Leung, sempre in parte e perfetto qualunque cosa faccia, e per la scena topica di un breve faccia a faccia con l’amico/nemico Aaron Kwok, il momento più riuscito del film.
Voto: 2/4