GLASS di M.Night Shyamalan – La recensione

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In principio fu Unbreakable, era il 2000 e da allora è rimasto in sospeso quel Mr. Glass (Samuel L. Jackson) tanto affascinante e intrigante, quanto misterioso nel convincere David Dunn (Bruce Willis) di avere superpoteri. Poi, nel 2017, ci fu Split, con molte delle 24 personalità di Kevin (James McAvoy) a mostrare un personaggio stratificato e la grandezza del suo interprete. Con Glass, M. Night Shyamalan riunisce tutti e 26 (con McAvoy impressionante, se possibile ancor migliore di quanto mostrato in Split) , e le aspettative non possono che essere altissime.

Attese? In parte. Non è dato a sapersi se già dal 2000 fosse nei piani di M. Night Shyamalan una trilogia, ma sicuramente Glass è il cerchio che si chiude, il discorso che si amplia e ingloba quanto visto precedentemente per cercare di far quadrare tutto. Alla fine, naturalmente. E allora ecco una sorta di Avengers filosofico (benché troppo didascalico, a tratti) in cui Mr. Glass (Nick Fury?) tesse le fila di una trama apparentemente piatta e semplice, ma più profonda di quanto appaia. Specchi. Riflessi. Doppi. Perché Shyamalan si specchia nel suo stile e per certi versi Mr. Glass è se stesso che fa guardare tutti da una parte quando la soluzione è altrove. Perché il mondo dei supereroi altro non è se non specchio della contemporaneità in cui si vive, e il paradosso vuole che in un periodo dominato visivamente dai Cinecomic, l’ispirazione a emularli resta poca, e il regista sembra dirlo tra le righe, in un discorso socio politico: siamo sedati, nessuno tira fuori davvero tutto il suo potenziale. Anzi, il gioco è al ribasso, in una condivisione di ignoranza, come mostra chiaramente dalle prime sequenze: l’importante sono le views. Sguardi. Visioni. Spettacolo. Che come il numero di un bravo prestigiatore ci mostra quello che vuole lo spettatore veda, ma la verità, si sa, è altro.

Voto: 2,5/4

 

Lorenzo Bianchi