GOOD VIBRATIONS di Glen Leyburn e Lisa Barros D’Sa (2012)

 

Può la musica salvare il mondo? Forse no, ma in un paese dove bombe e sparatorie sono all’ordine del giorno, certamente può renderti la vita un po’ più sopportabile. È quello che ha pensato Terry Hooley, tizio geniale e un po’ pazzo che negli anni 70 aprì un negozio di dischi nel quartiere più pericoloso della Belfast squassata dai Troubles (ovvero il trentennale conflitto in Irlanda del Nord), per poi dar vita a un’etichetta indipendente che praticamente creò la scena punk dell’Ulster. La coppia di registi Lisa Barros D’Sa e Glen Leyburn rende omaggio a questa misconosciuto e prodigioso personaggio con un piccolo grande film, Good Vibrations (dal nome del negozio in questione), che trova un meritato posto nella sezione Festa mobile del Torino Film Festival numero 30.

Mentre l’Ira compiva i suoi attentati, cattolici e protestanti si trasformavano in due fazioni in lotta ed esercito e polizia opprimevano la popolazione, Hooley regalò una ventata di freschezza e anarchia a quelle strade martoriate, portando al successo gruppi come Outcasts, Rudi e Undertones. E la stessa freschezza è quella che si respira alla visione del film, ritmato da una colonna sonora semplicemente – e ovviamente – strepitosa, con una fotografia in stile anni 70 (la ricostruzione storica è perfetta) e un’enorme quantità di filmati di repertorio che si amalgamano perfettamente con le scene del film. Ottimi gli attori, a partire dal protagonista Richard Dormer (un attore da tenere d’occhio), convincente nel ritratto di un personaggio dallo spirito folle e libertario. 

Divertente, tenero e con una gustosa scena psichedelica che ha un debito con Il grande Lebowski, Good Vibrations è una visione obbligata per gli amanti del punk e in generale della musica (del resto, l’angelo custode del protagonista è, insospettabilmente, Hank Williams!). Per capire meglio la portata socio-culturale di una storia poco conosciuta fuori dai confini anglosassoni, basta citare le parole dei due registi: “Belfast aveva bisogno del punk, perché i punk dell’Irlanda del Nord vivevano sulla loro pelle quello che tutte le band punk del mondo cantavano. Come disse Joe Strummer: ‘Se il punk era duro, L’Ulster lo era di più’”.

 

Voto: 3/4