JACK REACHER – PUNTO DI NON RITORNO di Edward Zwick (2016)

 

L’ex ufficiale dell’esercito Jack Reacher (Tom Cruise) torna al quartier generale della 110° unità di polizia militare in Virginia, presso il quale in passato aveva servito come Maggiore, ruolo ora ricoperto dall’amica Susan Turner (Cobie Smulders). Arrivato sul posto, Reacher scopre che il Maggiore è stato arrestato e che qualcuno vuole incastrarlo per omicidio. Vittime di un complotto, Reacher assieme a Susan dovrà trovare la verità. Tratto dalla serie di romanzi scritta da Lee Child, Jack Reacher – Punto di non ritorno è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2013 e seguito del film Jack Reacher – La prova decisiva, con Tom Cruise che riprende per la seconda volta il ruolo del militare e con la regia che passa di mano ad Edward Zwick, conosciuto per Blood Diamond e L’ultimo samurai.

Ambientato quattro anni dopo gli eventi del primo film, Jack Reacher – Punto di non ritorno si sposta tra le maglie di un convenzionale thriller d’azione, guardando come riferimento principale alla saga di Bourne. Questa volta, Reacher dovrà sventare un complotto che lo vede coinvolto assieme alla collega Susan Turner, prima che sia troppo tardi e cercare di salvare la vita anche ad una ragazza di nome Samantha, che si dichiara sua figlia. Zwick cerca di orchestrare un discreto prodotto che punti al coinvolgimento, ma questo secondo capitolo di Jack Reacher non sposta molto quanto proposto dall’ormai consolidato action contemporaneo firmato Hollywood, ma anzi retrocedendo a un film d’azione parecchio derivativo e che deve troppo a tante opere precedenti.

Se lo spettacolo e la rappresentazione della violenza vanno col pilota automatico e non trovano nel film una propria unicità, Jack Reacher – Punto di non ritorno pare insistere sulla nuova tendenza, già un po’ sfiancante, di rendere il protagonista una sorta di figurina immortale. Dove il corpo attoriale di Cruise (concetto già visto nell’ultimo Mission Impossible) va oltre a qualunque cosa, ma il discorso che il film ne fa non è così lucido e centrato per tracciarne una linea guida o di visione. Resta così un film sotto alla media di genere, che latita dal punto di vista spettacolare e fatica a regalare sequenze degne di nota e un ritmo che cede ad eccessive lungaggini, e una sceneggiatura troppo prevedibile che prova ad unire action e riconciliazione familiare, ma infarcita di situazioni già viste e poco rielaborate. 

Voto: 1,5/4