KICK-ASS 2 di Jeff Wadlow (2013)

altArrivato in sordina come film di nicchia, Kick-Ass, tratto dal fumetto di Mark Millar, è poi divenuto un vero e proprio fenomeno cinematografico, che ha raccolto sempre più consensi anche grazie al passaparola. Perché, allora, non farne un sequel, dato che il secondo capitolo del fumetto era già pronto da tempo?

Avevamo lasciato Kick Ass (Aaron Johnson) che salvava New York dal temibile Frank D’Amico (Mark Strong), grazie soprattutto all’aiuto fondamentale di Hit Girl (Chloë Moretz) e di suo padre, Big Daddy (Nicolas Cage), che si è anche sacrificato per la causa. Ora le cose sono cambiate: Kick Ass vorrebbe che Hit Girl gli insegnasse le arti marziali, ma lei ha giurato al suo tutore, nonché migliore amico di suo padre, che avrebbe smesso. Intanto, Red Mist (Christopher Mintz-Plasse), orfano, cerca la vendetta.

 

 

Grottesco, sfrontato, sfacciato ed esilarante, nonché carico di una violenza eccessiva e fumettistica. Ecco cos’ è Kick-Ass 2, ecco come dovrebbe, per certi versi, essere un film sui supereroi, dove il male fisico ha finalmente delle conseguenze e dove i buoni non sono circondati da un’aura di perfezione. Il film rimane sugli stessi altissimi standard tecnici del primo capitolo, dove osare è dovuto e dove si respira aria di indipendenza cinematografica, con scelte registiche ricercate e con soluzioni formali brillanti, valore aggiunto di una pellicola senza dubbio interessante. Eccezion fatta per un paio di sequenze dove il grottesco – che nel resto del film è voluto, cercato e apprezzato – scade nel cattivo gusto fine a sé stesso, in un passaggio capace di distruggere quanto di buono fatto vedere prima. Ma per fortuna è solo un incidente di percorso. Favolosa e sfaccettata Chloë Moretz, chiamata a dar voce alla crescita di Mindy/Hit Girl, cercando la sua personalità, scontrandosi con le sue coetanee e facendo i conti con la sua diversità, e il tutto viene trattato con la leggerezza e un ritmo che sono un ulteriore punto di forza di Kick-Ass 2. E il “pentito” Jim Carrey? Divertente la sua versione caricaturale ed esagerata di una sorta di Nick Fury dalla pelle chiara, che ostenta stelle e strisce e si cimenta in discorsi patriottico-epici, all’ascolto dei quali trova spazio anche un comico Donald Faison, il dottor Turk di Scrubs. L’abilità del regista è stata quella di isolare i punti di caduta e di rialzarsi immediatamente con colpi di genio, con la capacità di inserire perfettamente la pellicola nel genere dei supereroi, prendendosi gioco della tendenza contemporanea a fare reboot, mescolando ironia ad uno splatter che farebbe impazzire di gioia Tarantino, unendo azione e situazioni al limite dell’assurdo, dando così vita ad un film che, nel suo genere, resta comunque una perla.

 

Voto: 3/4

 

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