KNIGHT OF CUPS di Terrence Malick (2015)

I film di Terrence Malick hanno la capacità di svelarci quelle parti di noi che non vogliamo o non sappiamo vedere. È per questo che lo sia ama o lo si odia: a seconda che si sia grati per averci illuminati o lo si detesti perché mostra quello che non sopportiamo di noi. Ed in questo, probabilmente, è pretenzioso, come il suo stile. Ma la sua pretesa di rivelarci qualcosa di noi lo rende anche un regista quasi unico: è il tentativo di spingersi verso il limite senza la paura di superarlo, proprio come la filosofia che insegnava al MIT.

La narrazione è del tutto assente. Il filo conduttore è Rick, interpretato da Christian Bale, di cui per tutto il film sentiamo solo pochissime parole parlate: per il resto del tempo la voce è solo nella sua testa. È la voce dei ricordi e delle speranze, un incessante flusso di coscienza in continui flash back e flash forward senza un ordine cronologico, inframmezzati da paesaggi in campi lunghissimi ripresi all’alba o al tramonto, paesaggi di una bellezza mozzafiato. Poco sappiamo del protagonista se non che ha un rapporto conflittuale con chiunque lo circonda: suo padre, che non ha mai superato la morte di uno dei figli, suo fratello, le donne che cerca di amare e da cui cerca di farsi amare finendo però per fallire continuamente.

In alcuni momenti l’estetica delle immagini può ricordare Sorrentino, così come ricordano La Grande Bellezza i momenti di smarrimento/esaltazione del protagonista durante le feste. Non ci troviamo però qui davanti a un nuovo Jep Gambardella: a Rick manca il cinismo, manca l’orrore delle cose.

Knight of Cups è un film che emoziona, che riesce a prenderti sotto la superficie, che senti ti penetra sotto la pelle.

La fotografia di Emmanuel Lubezki è un capolavoro assoluto per la nitidezza, il contrasto luce ed ombra, la resa dei colori dell’alba e del crepuscolo, i campi così lunghi da sembrare sterminati. Tutto il film si gioca sulla luce accecante della mondanità e sull’ombra della tristezza del protagonista, contrasto che si nota anche quando alla fine di ogni festa, quando su Rick cala la notte della sua insoddisfazione, si sentono le note del notturno n.2 di Chopin.

Voto: 3/4

Lucrezia Variale