L’ora del crepuscolo, la recensione

The Evening Hour

Dopo il passaggio al Torino Film Festival 2020, arriva in una manciata di sale italiane l’interessante drama indipendente L’ora del crepuscolo. In una remota cittadina sui monti Appalachi, Cole (Philip Ettinger) è un ragazzo generoso e di buon cuore, valente assistente di una casa di riposo che studia per perfezionarsi come infermiere e arrontonda con lo spaccio illegale di anti-dolorifici. La sua vita si complicherà con il ritorno in paese di un amico d’infanzia (Cosmo Jarvis), che cerca di coinvolgerlo in traffici ben più pericolosi e si inimica il boss locale (Marc Menchaca).

Alla sua opera seconda dopo Here, il regista Braden King adatta l’omonimo romanzo di Carter Sickels e dipinge una ballata malinconica su un’America rurale decadente e dimenticata. Interamente ambientato in un ex centro minerario travolto dalla disoccupazione e ormai allo sbando, non a caso in preda alla microcriminalità e al traffico di droga, il film è il ritratto dolente e profondo di un’area devastata dal declino post industriale, quella che per un paradosso tutto americano è vittima della la povertà e dell’assenza di assistenza sanitaria ma ha votato in massa Trump. King ne restituisce bene l’umana disperazione, lo spaesamento in bilico tra la nostalgia per le radici perdute (in questo caso con un riferimento ai culti religiosi delle chiese pentecostali e della manipolazione dei serpenti) e un presente senza prospettive né speranze.

Il regista talvolta spinge sul pedale del dolore e si dilunga un po’ troppo con una pellicola che, se asciugata nel minutaggio, sarebbe stata probabilmente più fresca e riuscita, ma L’ora del crepuscolo (che traduce in modo sostanzialmente letterale il titolo originale The Evening Hour) è in generale un buon prodotto e una riflessione interessante sulle condizioni della provincia americana, con una galleria di volti maschili non conosciutissimi ma perfetti (dal protagonista all’inquietante villain interpretato da Menchaca, attore già straordinario nella serie The Outsider, fino al bravissimo Cosmo Jarvis: se si gioca bene le sue carte può arrivare lontano); a loro fa da contraltare una serie di ottime e note attrici come Stacy Martin, Lili Taylor e Tess Harper.

Il grande punto di forza del film è senza dubbio una colonna sonora bellissima e struggente che unisce le musiche originali (a cura di Boxhead Ensemble, Michael Krassner e Tim Rutili) a una ricca selezione di brani folk/country/bluegrass, da Jason Molina a musicisti poco noti e tutti da scoprire come Darrin Hacquard, Joan Shelley, Kathy Heideman, Martha Scanlan, Doug Paisley, Erin Rae, The Other Years.

Voto: 2,5/4