L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE di Terry Gilliam – La recensione

L'Uomo che Uccise Don Chisciotte - Film (2018) - MYmovies.it

Toby (Adam Driver) è un giovane regista pubblicitario che ha realizzato la rivisitazione del Don Chisciotte, girato quando era studente. Mentre sta ultimando il suo ultimo spot commerciale in Spagna, incontra un misterioso gitano in possesso della copia del suo vecchio film. Nei pensieri di Tobey, ora abituato a vivere nel glamour e nel mondo del denaro, riaffiorano ricordi e momenti passati che lo spingeranno a partire per il villaggio dove aveva girato il film tanti anni prima, in cerca di nuovi spunti e nuovi idee per i suoi lavori. La realtà è però diversa da come se l’era immaginata: il vecchio che interpretava Don Chisciotte (Jonathan Pryce) ora è un calzolaio ed è convito di essere realmente il cavaliere errante. Dopo una serie di incidenti nel villaggio, il vecchio sognatore salverà Tobey dall’arrivo della polizia, scambiandolo per il suo fedele scudiero Sancio. I due partiranno per un viaggio bizzarro sospeso tra il moderno e il rinascimentale.

Venticinque anni dopo non aver mai smesso di credere al suo progetto partito nel 1992, Terry Gilliam riesce a portare finalmente sul grande schermo il suo ambizioso lavoro. “And now… 25 years in the making… and unmaking” è la scritta prima dei titoli di testa, che ricalca il tempo impiegato per vedere realizzata questa opera, come raccontato nel documentario Lost in La Mancha del 2002, in cui si evidenziano i problemi verificatisi durante la produzione del lungometraggio.

L’uomo che uccise Don Chisciotte è un film che parla di passato e che mette in risalto, sin dall’incipit, i problemi di un regista turbato e in difficoltà nel realizzare quanto vorrebbe, come se ci fosse un collegamento in tutto e per tutto con la storia e l’epopea vissuta dal creatore di film come L’esercito delle 12 scimmie e Parnassus – l’uomo che voleva ingannare il diavolo. La troppa passione porta Gilliam a far emergere continuamente nella sua opera l’amore per il cinema e per le tecniche, fino ad arrivare a collegamenti con il mondo immaginario e con la fantasia ricalcati appieno dal suo protagonista. L’uomo che uccise Don Chisciotte è un film piacevole nella prima parte, con la presenza di un buon racconto accompagnato da una sceneggiatura gradevole anche grazie a piccoli momenti divertenti, ma che nella sua parte centrale inizia a calare il ritmo di una storia che, in quella finale, diventa alquanto confusionaria.

Ad Adam Driver spetta il ruolo di un protagonista ben inserito nel contesto, che nel corso della narrazione subisce un’evoluzione dettata da una scrittura un po’ troppo elaborata e impostata da parte del regista. Discorso diverso per Jonathan Pryce, attore che lo stesso Gilliam conosce molto bene per essere stato protagonista di Brazil (1985), una delle sue pellicole più importanti, a cui il regista americano decide di affidare il ruolo del fantasioso cavaliere.

La storia del cavaliere della triste figura ha molto in comune con la carriera del regista americano per aver fatto dell’’immaginazione, dell’illusione e dei sogni il suo cinema. Una passione, una cura e un’attesa che lo spettatore avrebbe voluto vedere trasmesse in maniera diversa.

Ispirata al classico della letteratura scritto da Miguel de Cervantes in due volumi del 1605 e del 1615, la pellicola è stata presentata in anteprima fuori concorso al Festival di Cannes 2018.

Voto: 2,5/4

Andrea Carnemolla