L’UOMO SUL TRENO di Jaume Collet-Serra (2018)

 

Michael McCauley (Liam Neeson) è un venditore di assicurazioni ed ex poliziotto che per recarsi al lavoro prende regolarmente il treno dei pendolari ogni giorno. Dopo aver scoperto di essere stato licenziato, sul treno di ritorno a casa l’uomo incontra una donna misteriosa di nome Joanna (Vera Farmiga), che gli propone un gioco psicologico: Michael dovrà trovare una persona a bordo del treno prima dell’ultima fermata, e in cambio otterrà una borsa contenente centomila dollari. Ben presto però, Michael capisce di essere finito in una cospirazione criminale più grande di lui e che potrebbe mettere a rischio la sua vita.

 

Dopo aver diretto il precedente Paradise Beach – Dentro l’incubo nel 2015, il regista spagnolo Jaume Collet-Serra torna dietro la macchina da presa con L’uomo sul treno (The Commuter in originale), ottavo film in carriera e quarta collaborazione del regista con l’attore Liam Neeson (già con Serra in Unknown – Senza identità, Non-Stop, Run All Night – Una notte per sopravvivere). Nel cast oltre a Neeson e alla Farmiga, Patrick Wilson, Elizaberth McGovern e Sam Neill.

 

Con L’uomo sul treno Serra realizza un action thriller dall’atmosfera e dall’identità da B Movie, optando per uno stile frenetico e una messa in scena ipercinetica (con alcune trovate visive accelerate e virtuosistiche) e una narrazione che si pone da subito immediata e senza fronzoli. Sotto la coperta del macrogenere del thriller d’azione, L’uomo sul treno nella sua prima parte sembra scegliere la via di un thriller morale, provando una riflessione non troppo varia sul fine giustifica i mezzi, o cosa si sia disposti a fare in cambio di una necessità di denaro.

 

Per quanto la tematica non sia nuova, il film tiene un discreto ritmo e una certa tensione, anche per la sfiziosità di ambientare il tutto all’interno del solo set del treno. Purtroppo il film tende a normalizzarsi con l’andare forse troppo prevedibile del racconto, divenendo un più canonico revenge movie unito al thriller poliziesco e ponendosi su canoni di sceneggiatura più noti e prestabiliti.

 

Da eventuale action morale con risvolti più interessanti, L’uomo del treno si appiattisce in una storia di riscatto e giustizia, dove tutto passa sul corpo oppresso ma mai domo di Liam Neeson, in una versione di se stesso che spazia dal pendolare in crisi al vendicatore alla Taken, in un discorso un po’ stantio sulla resistenza del corpo attore nell’action contemporaneo. Restano pochi guizzi in un racconto debole ma comunque mediamente spettacolare, con qualche buon momento di tensione e con la nota di merito della notevole sequenza del deragliamento del treno. 

Voto: 2/4