LE MERAVIGLIE di Alice Rohrwacher (2014)
Accolto da dodici fantomatici minuti di applausi alla proiezione ufficiale di Cannes ma disprezzato dalla stampa francese, che lo ha relegato all’ultimo posto nella classifica che somma tutti i voti assegnati dalle testate d’oltralpe, Le Meraviglie di Alice Rohrwacher era atteso con una certa curiosità sulla Croisette. L’opera precedente della regista toscana, infatti, era quel Corpo Celeste che, nel 2011, pur con una certa programmatica ridondanza, aveva lasciato intravedere i frutti, ancorché acerbi, di un possibile giovane talento autoriale made in Italy. Un esordio che dimostrava una discreta forza visiva, dove forma e contenuto dialogavano con sicurezza, e che, nonostante qualche simbolismo di troppo, denotava un innegabile coraggio registico da parte della minore delle due sorelle Rohrwacher. Un coraggio totalmente assente in questa sua seconda prova, che sancisce, purtroppo, un decisivo passo indietro nella breve carriera della regista.
Opera smaccatamente autobiografica, Le Meraviglie racconta la storia di una famiglia di apicoltori dell’Umbria anni ’80, dove un padre-padrone tedesco ed ex sessantottino (Sam Louwyck) conduce con piglio brusco la piccola azienda familiare, composta dalla moglie (Alba Rohrwacher) e da ben quattro figlie. Le piccole tensioni interne verranno in superficie quando un programma televisivo dedicato alle aziende a conduzione familiare passerà dal paesino, cercando partecipanti per una puntata.
Come detto, è il coraggio che contraddistingueva Corpo Celeste a risultare non pervenuto ne Le Meraviglie, film che intraprende molte strade, alcune anche interessanti ( lo scontro generazionale tra genitori post ’68 e i figli cresciuti nel “riflusso” degli anni’80; la fiaba di provincia in salsa “felliniana”; il cinema come tuffo nei ricordi e nella nostalgia), ma finisce per non percorrerne nessuna, come bloccato da troppa indecisione e da un buonismo di fondo sempre pronto a far capolino. Perché alla fine il film della Rohrwacher più che brutto è un film timido, frenato, in fin dei conti vuoto, che nonostante in certi casi riesca a dar vita a momenti di poetico realismo, non va a parare da nessuna parte, sperando che una somma di sequenze ispirate possa far scaturire un senso complessivo. Le Meraviglie è dunque un film che non merita né applausi né pernacchie, ma solo un po’ di sana indifferenza, aspettando che la regista ritrovi l’energia che animava il suo esordio.
Voto: 2/4
Michele Chighizola