L’ESORCISTA – VERSIONE INTEGRALE di William Friedkin (1973)
“Se io vedessi un suo doppione, stesso viso, stessa voce, tutto quanto, sentirei che non è Regan. Lo sentirei dentro. E posso dirle che quella cosa là di sopra non è mia figlia.”
A quarant’anni esatti dall’uscita sul grande schermo, per la sola giornata del 19 giugno, torna in sala il film horror più celebre di sempre, L’esorcista, restaurato e digitalizzato nella versione Director’s Cut voluta dal regista William Friedkin nel 2000 (i cui 11 minuti in più includono, oltre a sequenze di dialoghi ed effetti subliminali aggiuntivi, l’ormai notoria “camminata a ragno” della protagonista Linda Blair).
La proiezione del 1973 vide serpeggiare il panico assoluto tra gli spettatori, colti da svenimenti, isterie e malori: ciò non fece altro che accrescere la fama di un cult ormai indiscusso e realmente terrorizzante (coloro che sostengono di ridere durante la visione, o mentono, o tentano di ignorare le proprie più recondite paure: si ride di ciò che provoca disagio), pietra miliare del genere orrorifico portatore di una rivoluzione negli anni a venire.
La vicenda della dodicenne Regan, posseduta da un’entità diabolica ed esorcizzata dai preti Lancaster Merrin (Max von Sydow) e Damien Karras (Jason Miller), va letta a più livelli: cinematografico (la tecnica modernissima con cui il film è girato dovrebbe insegnare qualcosa ai registi contemporanei), psicanalitico (la possessione come simbolo dell’età adolescenziale, con tutti i turbamenti del caso), sociologico (il soprannaturale che metaforizza la repressione di una società allo sbando).
Oltre alla storia, c’è anche la leggenda: si parla di una maledizione intorno al film, che spinse Friedkin ad esorcizzare il set. Lo scetticismo domina, com’è giusto che sia in questi casi, ma alcune coincidenze sono sottilmente inquietanti: nove morti tra attori e tecnici, un cortocircuito che fece scoppiare un incendio sul set al secondo giorno di riprese, un serio infortunio di Ellen Burstyn (nel film Chris McNeil, madre di Regan), l’esaurimento nervoso della giovane Blair (che non riuscì mai più a scrollarsi di dosso il personaggio dell’indemoniata). L’alone di mistero contribuisce ad alimentare il mito di un’opera epocale, che turba e destabilizza oggi come quarant’anni fa: e questo la dice lunga sul suo effettivo valore.
“Giornata ideale per un esorcismo.”
Correte al cinema.
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