MAGIC MIKE di Steven Soderbergh (2012)

“People who live in society have learnt how to see themselves, in mirrors, as they appear to their friends. I have no friends: is that why my flesh is so naked?” Così Sartre sembra parafrasare l’intera storia di Magic Mike, un film spettacolare e crudo grazie al quale Soderbergh sembra ritrovare una vena creativa del tutto affievolitasi negli ultimi anni.

Grande merito va senz’altro attribuito al bel soggetto firmato, insospettabilmente, dal palestratissimo attore-modello Channing Tatum, che, contrariamente al detto “tutto muscoli e niente cervello”, fa tesoro della sua giovanile esperienza come ballerino in uno strip-club per signore di Tampa, Florida per raccontare la storia di Mike, aitante trentenne diviso fra il lavoro giornaliero in cantiere e quello serale di stripper all’Xquisite Strip Club. Superficiale e dedito a eccessi di ogni tipo, Mike è la star di punta del locale, il leader del gruppo testosteronico che ogni sera manda in visibilio signore e signorine di ogni età sotto la guida del rozzo ma paterno Dallas. L’incontro con il giovane sbandato Adam, in cerca di un’identità più che di un lavoro, porterà Mike a (s)vestire i panni inediti del fratello maggiore, introducendo il ragazzo nella bizzarra famiglia di spogliarellisti e nel loro surreale mondo. Ma sarà Brooke, la seriosa e rigorosa sorella di Adam, a provocare un reale cambiamento in Mike, facendolo riflettere sulla vacuità della propria esistenza, basata sul guizzare di bicipiti e sul mercanteggio deprimente del proprio corpo.

Coreografie spettacolari immortalate da una regia lucida quasi quanto i pettorali dei ragazzi e analitica fanno da contorno a questa vicenda profondamente umana nel mettere a nudo (è il caso di dirlo) le paure e le debolezze di un gruppo di omaccioni dall’aria apparentemente infrangibile: una su tutte, la solitudine e l’incapacità di relazionarsi in maniera sana al resto del mondo.

Oltre alla performance, straordinariamente realistica, di Tatum va senza dubbio citata quella di Matthew McConaughey, ex “Mister Muscolo” di Hollywood per eccellenza, qui impegnato a dar vita a uno dei personaggi più interessanti della sua carriera. Un po’ mamma chioccia e un po’ manager spietato, Dallas è il ritratto di un uomo incapace di crescere, tenacemente inchiodato al suo assurdo lavoro e ingenuamente convinto che portare il suo show a Miami costituirà una svolta decisiva per le vite di tutti, senza riuscire a capire che la bruttura di un ambiente invaso da droghe e rapporti squallidi non può cambiare al variare della latitudine.

E allora a lui e al suo gruppo non resta che guardare da un’altra parte, oltre le donne urlanti, oltre il turbinio di banconote da un dollaro lanciate sul palco, oltre le luci della ribalta, nel tentativo di dimenticarsi che per quelli come loro il sogno (americano) può soltanto rimanere tale.