MISS PEREGRINE – LA CASA DEI RAGAZZI SPECIALI di Tim Burton (2016)
Con notevole ritardo (negli Usa in questi giorni è in uscita l’edizione home video) arriva nelle sale la nuova opera di Tim Burton, a due anni di distanza da Big Eyes, con un carico di aspettative non indifferente, contando che la base della pellicola è un romanzo tra i più burtoniani che siano stati scritti: La casa dei bambini speciali di Miss Peregrine, di Ransom Riggs. Dalle pagine del libro prendono inizio le vicende di Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, che vede protagonista il giovane Jacob (Asa Butterfield), ragazzo curioso molto legato a suo nonno (Terrence Stamp), che gli lascia dei documenti e delle foto molto particolari, su cui il ragazzo decide di indagare. Si trova dunque al cospetto di Miss Peregrine (Eva Green) e dei suoi ragazzi particolari, ognuno con la sua abilità e con i suoi segreti: scoprirà anche che ci sono delle creature mostruose desiderose di ucciderli.
Manca la magia in questo freak show in cui il regista di Burbank dà libero sfogo al suo talento visionario, inserendo diversi elementi personali che da sempre fanno parte della sua poetica, sfuggendo al rigore della carta stampata, risultando come spesso accade poco coerente nella narrazione. Diverte molto e si diverte altrettanto Burton in questo affresco di esclusi che fuoriescono da un romanzo che sembra scritto apposta per lui e da cui, tuttavia, riesce solo parzialmente a estrapolare un’opera all’altezza del suo talento. Non mancano le sequenze interessanti – su cui spiccano quella in stop motion e la marcia degli scheletri al circo – e a livello visivo il regista sembra davvero ispirato e senza freni nella sua collezione di freaks che, tuttavia, non hanno l’anima malinconica che avrebbe loro donato uno spessore diverso, decisivo nel trasformare un buon film nel gran film che, probabilmente, ci si sarebbe potuti aspettare. Molto bene Asa Butterfield, con quello sguardo perso e occhi grandi come da tradizione burtoniana, mentre invece è poco incisiva Eva Green, come del resto Samuel L. Jackson come villain, da cui era lecito aspettarsi di più. Spesso disturbante, con i vacui mangiatori di occhi come creature principe della paura dei ragazzini, visivamente eccellenti e degni del miglior Burton. Un divertissement, come lo fu Dark Shadows, anche migliore di quest’ultimo, ma in cui si fatica a trovare l’anima. Manca Danny Elfman, e si sente. Un’opera a conti fatti divertente, in cui viene fuori tutto il talento visionario di Burton da cui, però, ci si poteva aspettare qualcosa in più.
Voto: 2,5/4
Lorenzo Bianchi