MUSEO-FOLLE RAPINA A CITTÀ DEL MESSICO di Alonso Ruizpalacioz – La recensione
“Questo film è una replica della storia originale”: è la frase che introduce Museo – Folle rapina a Città del Messico, l’heist movie d’autore diretto da Alfonso Ruizpalacios che ha conquistato l’Orso d’argento alla migliore sceneggiatura al Festival di Berlino 2018. La storia è infatti ispirata a eventi realmente accaduti: il clamoroso furto avvenuto il 24 dicembre 1985, quando due studenti trafugarono dal Museo Nazionale di Antropologia della capitale messicana un enorme numero di reperti archeologici maya, mixtechi e zapotechi. A interpretarli sono Gael García Bernal e Leonardo Ortizgris, nei panni di due eterni studenti trentenni che decidono di compiere un atto estremo: una delle più famigerate rapina nella storia del loro Paese.
Anche autore dello script insieme a Manuel Alcalà, Ruizpalacios confeziona un film ambizioso che cerca, in modo un po’ confuso, di essere tante cose: un film di genere, una storia di ribellione giovanile su due protagonisti incapaci di entrare nell’età adulta, un romanzo famigliare, la rievocazione storica di un’epoca (gli anni 80, ultimamente sfondo molto ricorrente al cinema), la riflessione su una Nazione alle prese con un passato glorioso e un presente ferito.
Anche i registri utilizzati variano: la commedia si alterna al dramma, la regia si fa a tratti nervosa, con un montaggio frenetico ed eccitato, a tratti più distesa. Insomma, il regista mette molta, moltissima carne al fuoco. Troppa, in definitiva, in un film complessivamente intrigante ma caotico, disorganico, che appare eccessivamente lungo nei suoi pur “soli” 128 minuti di durata. Ottimo il cast, che affianca a Bernal e Ortizgris il sempre grande Alfredo Castro, attore feticcio di Pablo Larrain in trasferta dal Cile al Messico.
Voto: 2/4