PANAMA PAPERS di Steven Soderbergh – La recensione

Panama Papers, la recensione del film Netflix - Moviemag.it

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Dopo la morte del marito, avvenuta in un tragico incidente in barca, Ellen Martin (Meryl Streep) cerca di ottenere giustizia ma continua a scontrarsi con i cavilli del mondo assicurativo. Determinata e pronta a tutto, Ellen arriverà a scontrarsi con l’universo delle frodi e delle speculazioni finanziarie, che si trovano dietro le quinte del sistema economico mondiale. Steven Soderbergh si cimenta con il cinema di inchiesta, prendendo spunto dal libro del giornalista Jake Bernstein, Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite, per dare al pubblico una panoramica di una vicenda complessa e dettagliata.

Come farlo in modo efficace ed evitare di perdere gli spettatori a furia di fornire informazioni complicate? Il regista si fa aiutare dallo sceneggiatore Scott Z. Burns, già suo collaboratore in passato, per costruire una storia fatta di piccoli nuclei, un capitolo per ogni procedimento finanziario fraudolento, incorniciati da una sequenza introduttiva e una conclusiva che servono come collante di questa narrazione a episodi.

La penna affilata di Burns confeziona una sceneggiatura brillante e tagliente, sarcastica e limpida allo stesso tempo, che ha il merito di far muovere fluidamente lo spettatore fra gli scenari proposti nei vari capitoli e di aiutarlo a districarsi fra la terminologia e le nozioni, ai più sconosciute.

Le ambientazioni di Panama Papers (su Netflix dopo il passaggio nel concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2019) portano il pubblico in giro per il mondo, proprio come a voler sottolineare la scala globale (e terrificante) di questa problematica: il film rende esplicita l’idea che non si tratti di episodi isolati ma di frodi che, ipoteticamente, possono impregnare ogni ambito della nostra società.

Ciò che i Panama Papers hanno fatto è stato metterci faccia a faccia con la grandezza di questi schemi fraudolenti e il ragionamento di Soderbergh si concentra su questa inchiesta proprio per riflettere sui confini e i limiti dell’attuale sistema finanziario, senza lesinare con gli attacchi alla sua nazione, gli Stati Uniti.

La sequenza finale è la perfetta summa del film: i tre protagonisti (oltre alla Streep, grandiosa come sempre, anche Gary Oldman e Antonio Banderas, che vestono i panni di Jürgen Mossack e Ramón Fonseca, sono superbi) si trovano insieme in una scena che ha il pregio di non calcare troppo sul lato retorico e che usa l’idea del vestire (o svestire) i panni come metafora del “ruolo” che ognuno di noi si trova a interpretare nella propria vita.

Voto: 3/4

Francesca Sala