QUANDO C’ERA BERLINGUER di Walter Veltroni (2014)

quando-c-era-berlinguer-locandinaUn senatore a vita. L’inventore della bomba H. Uno scrittore ma anche cantautore. Qualcuno che aveva a che fare con l’Europa…o forse con la Corea…anzi, no…il Presidente dell’Unione Europea di Corea.

Queste sono solo alcune delle agghiaccianti risposte di alcuni giovani e non giovanissimi alla domanda “Chi era Enrico Berlinguer?”.

Walter Veltroni, al suo esordio alla regia, ha cercato di dare la sua risposta soggettiva. Quando c’era Berlinguer è un documentario semplice, lineare, che non brilla certo per inventiva registica o ricerca estetica, ma è una attestazione necessaria, onesta e partecipe.

Veltroni offre il suo punto di vista sull’uomo, sul personaggio politico, sull’icona e sul peso specifico che l’ex segretario del PCI ha avuto e sembra non avere più sull’immaginario collettivo.

Puntellando il racconto con alcuni ricordi personali che saltuariamente fanno capolino e integrano la narrazione, Veltroni lavora molto sulla ricerca, raccogliendo diverso materiale inedito o poco conosciuto, e omaggia in maniera personale, nostalgica e commossa la figura di un leader carismatico e fragile.

 

È un’opera garbata e rispettosa Quando c’era Berlinguer, in cui i vezzi di veltronismo sono tenuti al minimo sindacale (come la testimonianza di Jovanotti, ideale trait d’union tra diverse generazioni, dalla cui bocca escono, un po’ furbescamente, le parole più belle e significative su Berlinguer) e a prevalere è l’affetto deferente che evita il più possibile di scadere nella facile retorica o nel ritratto agiografico e acritico.

Una biografia volutamente parziale nella misura in cui Veltroni intende raccontare il “suo” Berlinguer, tratteggiato con meticolosità e passione. Con Berlinguer muore il comunismo ci dice Veltroni, ma sarebbe più corretto dire che muore (o comincia a morire) un certo modo di intendere la politica e di farla, ovvero considerare l’onestà e la dedizione civile come prerequisiti fondamentali e non semplicemente accessori.

Uno sguardo che si intinge di amarezza nel finale, soprattutto in un passaggio che Veltroni correttamente decide di non censurare. Aldo Tortorella (parlamentare ed ex presidente del PCI, nonché nome di spicco della corrente berlingueriana all’interno del partito) si rivolge direttamente al regista ed ex segretario del PD con queste parole: “Dopo la morte di Berlinguer, nominammo un segretario provvisorio, ma speravamo che sareste stati voi a proseguire il cammino di Enrico”.

La storia è andata diversamente, ma raccontare quello che sarà della sinistra post Berlinguer a Veltroni non interessa (anche perché parte in causa). Quando c’era Berlinguer è un preziosa testimonianza prima ancora che un film riuscito e appassionante pur nella sua semplicità; un tributo commosso e commovente, sicuramente non impeccabile (i veltronismi di cui sopra, inevitabili ma meno tediosi e prevaricanti di quanto ci si possa aspettare), dal forte piglio didattico ma decisamente meritoria.

Un documento di rilevanza storica prima ancora che filmica o come lo stesso Veltroni tiene a precisare: “È un modo per riannodare i fili della memoria, con la nostalgia di una politica fatta di passione sincera e di partecipazione popolare, per riflettere sull’eredità dell’esperienza di Berlinguer e su quegli anni cruciali di storia italiana”.

 

Voto: 2,5/4