RE DELLA TERRA SELVAGGIA di Benh Zeitlin (2012)
Mai come in questo momento storico abbiamo avuto bisogno di favole, per riscrivere la realtà, dare un volto alle nostre paure e renderle corporee, possibili da affrontare e battere in duello, oppure da ammansire e addomesticare.
L’esordiente Benh Zeitlin, classe 1982, con Re della terra selvaggia (solito titolo cretino scelto a caso dalla distribuzione italiana senza alcun legame con l’originale Beasts of the Southern Wild) non fa altro che raccontare una piccola favola. Malinconica, sgangherata e colorata, proprio come le baracche sulle rive del Mississippi che furono travolte nel 2005 dall’incubo Katrina. Zeitlin lo conosce bene, perché si è trasferito a New Orleans proprio dopo l’uragano, per girare il suo cortometraggio Glory at Sea. La terrificante immobilità di un velo d’acqua che ricopre il mondo e le storie assurde, commoventi, crudeli della gente di New Orleans devono essersi fissate indelebilmente negli occhi del giovane cineasta, che costruisce il suo racconto proprio a partire da questo immaginario.
Hushpuppy (la straordinaria Quvenzhané Wallis, nove anni) vive con il padre Wink nella comunità bayou di Bathtub, isolata dal resto del mondo da una diga: un caleidoscopio di rottami, musiche e collane del mardi gras in perfetto stile southern Lousiana. Una terribile tempesta sta per abbattersi su Bathtub, mentre una minaccia è in agguato dal Nord: il riscaldamento globale sta provocando lo sciogliersi delle calotte di ghiaccio ai poli spingendo verso Sud i giganteschi Aurochs, creature preistoriche dall’aspetto terrificante. Come se non bastasse, Hushpuppy deve affrontare la malattia del padre e partire alla ricerca della madre che l’ha abbandonata.
Un uso impeccabile di musiche e fotografia accompagna il viaggio scapicollante della piccola Hushpuppy, un fuoco artificiale bruciante di vita, avido di affetto, capricciosa e saggia a un tempo, bambina già adulta dall’energia incontenibile.
Il rapporto, selvaggio e toccante, tra il padre e la figlia, la realtà umiliante dell’evacuazione, che costringe ad abbandonare la propria casa con i ricordi di una vita, l’assenza dell’amore materno, il caos dei centri di accoglienza: tutto questo viene rimontato e intessuto con materiale fiabesco, culminando nell’incontro di Hushpuppy con i temibili Aurochs.
Un esordio alla regia davvero fulminante, che è stato premiato con una serie di riconoscimenti prestigiosi e ben quattro candidature ai prossimi Oscar: miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale (adattata da Zeitlin e da Lucy Alibar dall’atto unico Juicy and Delicious, scritto da quest’ultima ) e soprattutto migliore attrice protagonista alla piccola Quvenzhané Wallis.
In attesa di vedere se l’Academy Award avrà il coraggio di premiare una piccola produzione per la quale viene naturale fare il tifo, o preferirà favorire i soliti giganti del botteghino, Re della terra selvaggia arriva nelle nostre sale e già questa è una bellissima notizia.
Voto: 3/4