RED LIGHTS di Rodrigo Cortés (2012)

C’era una volta Robert De Niro, il figlio di Little Italy che sfondò a Hollywood e vinse numerosi premi grazie a pellicole del calibro di Mean Streets (1973), Il Padrino: parte II (1974), Taxi Driver (1976), Il cacciatore (1978), Toro scatenato (1980) e Risvegli (1990). Oggi purtroppo il quasi settantenne attore italoamericano ha smarrito la via, affidandosi a (poco) sapienti registi e produttori decisi a sfruttare il suo altisonante nome per sbancare i botteghini. Dopo la stucchevole apparizione nel cine-panettone a stelle e strisce Capodanno a New York (2010), il vecchio Bob interpreta oggi un sensitivo non vedente in Red Lights di Rodrigo Cortés. Il cast può vantare inoltre Sigourney Weaver (Alien), Cillian Murphy (Il cavaliere oscuro) e Elizabeth Olsen (sorella minore delle più conosciute Ashley e Mary-Kate).

La scienza e il soprannaturale sono contrapposti in un thriller a tinte horror, incentrato su due ricercatori di fenomeni paranormali (Weaver e Murphy) alle prese con la sfida più ardua: smascherare il più acclamato sensitivo (De Niro) che riappare dopo trent’anni di esilio volontario. Rodrigo Cortés era chiamato a riconfermare il successo di pubblico e critica ottenuto dal suo Buried – Sepolto, piccola produzione indipendente presentata al Sundance Film Festival 2010 e interpretata dall’ex Lanterna verde Ryan Reynolds. Del regista spagnolo stupì soprattutto la capacità di accattivare con un film interamente ambientato in una bara, luogo angusto e poco cinematografico per antonomasia.

Dopo due anni Cortés toppa alla grande. Non solo redige una sceneggiatura lacunosa al punto da sembrare una parodia, ma rappresenta il paranormale come solo Striscia la notizia saprebbe fare (tumori asportati con le mani, levitazioni e cucchiai piegati con la mente sono solamente alcuni dei misteriosi arcani da svelare). A causa del continuo ricorso al colpo di scena sistematico (che però mai sorprende), persino mostri sacri come De Niro e Sigourney Weaver sembrano degli spaesati principianti alle prese con un b-movie distribuito nelle peggiori sale di L.A. Si salva solo l’interessante messa in scena che però non è una novità per il regista.

“Esistono due tipi di persone con un dono speciale—quelli che credono davvero di possedere un certo potere e gli altri, quelli convinti che noi non riusciremo a scoprirli”.

In realtà c’è anche un terzo tipo, ovvero i registi famosi che devono tutto al marketing e ai nomi di richiamo. Ora, uno è stato smascherato.

Voto: 1/4