RIO 2096 – UNA STORIA DI AMORE E FURIA, di Luiz Bolognesi (2014)

rio 2096 “Vivere senza conoscere il passato, è come camminare nell’oscurità”.

Questa è la frase che fa un po’ da leitmotiv alla pellicola, una sorta di film ad episodi legati dallo stesso (soprannaturale) protagonista e dallo stesso impianto: lungo circa 600 anni di Storia, in Brasile, un giovane ribelle combatterà e fallirà per salvare la sua amata prima ancora che il suo popolo.

Luiz Bolognesi, regista di quest’opera, sembra prendere le mosse proprio dalla suddetta frase. Anche lui brasiliano, all’interno delle vicende che crea, prova a tracciare un profilo essenziale di molte vicende che hanno investito il suo Paese, denunciando soprattutto come siano cambiati i tempi, gli oppressori e le ragioni della rivolta, ma alla fine la ciclicità spietata della Storia e la stupidità del genere umano non lasciano scampo, neppure in un ipotetico 2096, dove il Cristo di Rio avrà un braccio in meno, e dove le persone lotteranno per ottenere un bicchiere d’acqua.

 

Si respira un certo attivismo politico ed una certa rabbia guardando questo film. Le immagini delle folle brasiliane che protestano fuori dagli stadi di calcio dove proprio in questi giorni si stanno disputando le partite di calcio della coppa del mondo non fanno altro che confermare ancora di più come la pellicola sia calata perfettamente nel presente, pur se ambientata in diverse epoche storiche. Bolognesi opta per l’animazione e sceglie un disegno spettacolare, preciso e dettagliato. Guardando il film sembra più che altro di assistere ad una sorta di graphic novel animata. Il regista sa benissimo che il suo pubblico ha pagato un biglietto per assistere alla proiezione e dunque non può rinunciare alla spettacolarizzazione (a volte un po’ troppo eccessiva) delle immagini.

Con lo scorrere dei minuti, la pellicola assume sempre più l’aria di un minestrone riscaldato, le idee brillanti dell’inizio vengono un po’ meno così come la tensione emotiva e Rio 2096 ripiega sempre sugli stessi tasselli risultando ripetitivo, ma nel complesso rimane un film gradevole e piuttosto coraggioso.

Voto: 2,5/4