RUBY SPARKS di Jonathan Dayton e Valerie Faris (2012)
A sei anni dal fortunatissimo esordio Little Miss Sunshine (vincitore, tra le altre cose, di due premi Oscar), torna la coppia registica Dayton-Faris, già sinonimo di commedia indie, con una nuova riflessione dolceamara sulla bizzarria dell’umanità contemporanea.
Già presentato al Festival di Locarno, Ruby Sparks torna a Torino nella sezione Festa Mobile, mentre l’uscita in sala, inizialmente prevista per settembre è stata spostata a dicembre.Calvin (Paul Dano, già co-protagonista del film precedente della coppia nel ruolo di un adolescente muto per scelta) è alle prese con la sindrome della pagina bianca: dopo aver firmato un romanzo che l’ha reso giovanissimo idolo letterario, non riesce più a creare, per il dispiacere del suo agente che lo assilla. Introverso, serioso e diffidente, timoroso che la gente gli si avvicini solo per beneficiare del suo successo riflesso, vive con il cane Scottie e intrattiene gli unici rapporti sociali con il più concreto fratello maggiore e con uno strampalato psicanalista.
Superato improvvisamente il blocco dello scrittore, Calvin dà vita a Ruby Sparks, suo modello femminile ideale e protagonista della sua seconda opera, tanto realistica da comparire, in carne ed ossa, nella vita del ragazzo, con conseguenze ovviamente avventurose.
I toni da commedia intellettuale si mescolano qui a una riflessione di una certa profondità sull’alternanza tra realtà e desiderio fantastico. Con suggestioni quasi pirandelliane, Ruby non sa di essere un personaggio ed è inconsapevole del fatto che Calvin possa cambiare a piacimento i tratti del suo carattere, riscrivendone letteralmente i comportamenti meno graditi.
Se lo spunto non è originalissimo, il film funziona comunque grazie a un’ adeguata tenuta del ritmo, alla presenza di efficaci interpreti di contorno (Antonio Banderas nel ruolo del fricchettone marito della madre di Calvin, Eliott Gould in quello dello psicanalista, Steve Coogan è lo scrittore di successo mentore del giovane) e di situazioni divertenti.
La comicità lascia a tratti spazio anche al dramma profondo, quello di un ragazzo preda del proprio egocentrismo che non riesce a vivere una relazione normale perché non disposto a mettere in discussione se stesso, preferendo quindi la finzione di un rapporto creato su misura.
Il confronto tra i due protagonisti, Dano e la nipote d’arte Zoe Kazan (di quell’Elia che firmò capolavori come La valle dell’Eden), che è anche sceneggiatrice, beneficia di dialoghi efficaci che ben rendono le fasi alternanti che si attraversano generalmente all’interno di una coppia: dal cieco entusiasmo iniziale al desiderio, più o meno inconscio, di poter cambiare i difetti dell’altro per renderlo perfetto. Forse anche perché i due giovani attori sono compagni di lunga data nella vita, la loro interazione è fluida e naturale, a dispetto dell’elemento di artificialità fortemente presente a livello narrativo.
Ruby Sparks, pur non raggiungendo le vette di originalità, crudeltà e poesia di Little Miss Sunshine, è un’opera seconda che conferma il talento dei due registi nel raccontare l’eccezionalità del quotidiano, tracciando personaggi che riescono a mettere in scena, con leggerezza, manie e nevrosi comuni a tutti.
E per i più romantici, il film non tralascia di ricordare, con una certa insistenza, che l’amore è magia, perciò tutto può accadere e nulla deve stupire.
Voto: 2,5/4