SAUSAGE PARTY – VITA SEGRETA DI UNA SALSICCIA di Greg Tiernan, Conrad Vernon (2016)
Prendete la creatività, i colorati caleidoscopi visivi e l’umorismo citazionista del cinema d’animazione contemporaneo (Disney-Pixar, Dreamworks, Blue Sky). Quindi ripulitelo dalla sua allure d’innocenza e riempitelo con tutto ciò che sarebbe meglio NON mostrare a un pubblico di bambini: sessualità esibita, momenti di violenza inaudita, droghe leggere e pesanti, doppi sensi e scurrilità come se non ci fosse un domani. Ecco la ricetta (metafora quanto mai opportuna, trattandosi di cibarie antropomorfizzate) su cui si basa Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia, partorito da quelle menti “strafumate” di Jonah Hill, Seth Rogen e Evan Goldberg e diretto da Greg Tiernan e Conrad Vernon (con doppiatori originali come gli stessi Rogen e Hill, Edward Norton, James Franco, Michael Cera, Salma Hayek).
Dopo l’anteprima italiana nella perfetta cornice del Lucca Comics & Games, il film è nelle sale con rigoroso divieto ai minori di 14 anni, visti i contenuti orgogliosamente “adults only”. La storia è quella degli alimenti di un supermercato, convinti che essere acquistati dagli “dei” (ovvero, gli avventori umani) li porterà in una sorta di Paradiso denominato “Grande Oltre”. Peccato si tratti in realtà, più semplicemente, della cucina, dove i nostri sono destinati a essere barbaramente trucidati e divorati. Ça va sans dire, a dominare nel ricco coro di personaggi è la coppia formata dal wurstel Frank e dalla panina Brenda, le cui fattezze ricordano evidentemente gli organi sessuali maschile e femminile.
Sausage Party è un oceano di politically uncorrect che irride con pesanti dosi di volgarità e di cattiveria tutto ciò che può essere irriso: le differenze etniche, la religione, la morale sessuale, persino il delicatissimo tema della rivalità tra ebrei e musulmani (con riferimento alla questione israelo-palestinesi), nell’obiettivo di prendere amabilmente per i fondelli la stupidità umana e riderci sopra con una demenzialità estremizzata. Certo, ogni tanto il meccanismo rischia di incepparsi, ma i picchi di genialità sono parecchi, il ritmo è indiavolato e il tanto abusato sottogenere del cinema parodico americano sembra finalmente tornato ad alti livelli di godibilità (un esempio per tutti: la caduta degli alimenti dal carrello che cita Salvate il soldato Ryan), fino all’apoteosi pansessuale e alla chiusura metacinematografica che serrano il cerchio di un’ora e mezza di delirio lisergico-gastronomico. I più piccoli e i perbenisti sono invitati a starne lontani, tutti gli altri si facciano una bella risata liberatoria (con un unico effetto collaterale: difficile, dopo la visione, tornare a mangiare hot dog con la nonchalance di prima).
Voto: 2,5/4