SNOWDEN di Oliver Stone (2016)
Oliver Stone è tornato! Non in formissima da come si potrà vedere, risente ancora di qualche acciacco provocato dalle ultime due sue fatiche, Le belve e Wall Street – Il denaro non dorme mai, che non riscossero particolare successo, ne tra il pubblico ne tra i critici.
Snowden, che vede come protagonista un sempre bravo Joseph Gordon-Levitt anche quando si trova ad interpretare ruoli non proprio nelle sue corde, è un biopic sulla vita privata e professionale di Eric Snowden, l’informatico americano che nel 2013 ha rivelato diverse informazioni sui programmi di sorveglianza di massa adottati da CIA e NSA.
Il film ci mostra e ci spiega, anche in maniera abbastanza chiara, come gli Stati Uniti D’America usino costantemente e ormai da tempo, elaborati software che effettuano controlli a tappeto su tutta la popolazione mondiale e porta a riflettere su come la privacy in epoca digitale stia diventando sempre più un’utopia.
Il protagonista del film viene descritto da Stone come un uomo pacato, giusto e quadrato, con una forte morale ed etica, con molte paure e che purtroppo durante tutta la sua carriera è vittima degli eventi che lo circondano. Un uomo da una coscienza profonda che decide di ribellarsi al sistema americano e raccontare da Hong Kong, dove si è rifugiato, grazie all’aiuto di alcuni noti giornalisti, la verità a tutto il mondo. Un eroe, un uomo capace di fare la cosa giusta.
Il regista usa i lati caratteriali di Snowden per focalizzarsi ancora una volta su un tema portante del suo cinema: il concetto di patriottismo, già espresso in passato in pellicole come JFK – Un caso ancora aperto.
Se pur sobrio e coraggioso, dati i temi affrontati, il film risulta asciutto, con una forma e una narrazione estremamente convenzionali. Questo anche perchè, pur effettuando una forte critica alle istituzioni americane il film non rapisce lo spettatore, non lo indigna, Stone sembra più concentrato sulla narrazione che sull’indagine.
Si rivela un action-biopic con un ottimo montaggio, serrato e ricco di flashback, ma che manca di una forte suspense se non in pochissime sequenze, dove comunque rimane leggera.
Un buon lavoro alla fine, una critica sociale, che però poco o quasi niente, aggiunge alla carriera di un grande del nostro cinema.
Voto: 2/4