Elvis di Baz Luhrmann, la recensione

A cura di Francesco Pozzo
Ci mancava, l’Elvis fracassone di Baz Luhrmann, l’ennesima baracconata senza introspezione tutta stile (comunque brutto) e (molta) poca sostanza. Luhrmann, si sa, è un autore, e su questo non ci piove: la paternità dei suoi lavori sarebbe distinguibile in due secondi netti anche dall’occhio meno esperto: e questo Elvis, sia come scelte visive che come pacing del racconto (similissimo al precedente, lievemente superiore Grande Gatsby), si confà perfettamente al volgare e delirante stile barocco pastrocchio cui l’australiano ci ha tristemente abituati da lungo tempo a questa parte (a partire da quel repellente scempio farneticante e screanzato che è Romeo + Juliet, comunque più coraggioso, nella radicalità demente delle sue scelte, dei suoi titoli più moderni).