ANOMALISA di Charlie Kaufman e Duke Johnson (2015)

 

Presentato in concorso all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, dove ha anche avuto un ottimo riscontro di critica, Anomalisa, ultima fatica di Charlie Kaufman, arriva nelle sale nostrane con tutto il carico di aspettative che il regista di Synecdoche, New York e sceneggiatore di opere come Se mi lasci ti cancello porta con sé. Il risultato finale, tuttavia, risulta abbastanza deludente, nonostante siano evidenti sequenze ispirate e meritevoli di attenzione.

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Venezia 72: ANOMALISA di Charlie Kaufman e Duke Johnson (2015)

anomalisa

Il nome di Charlie Kaufman è da sempre legato all’immaginario più folle e sopra le righe che hollywood abbia proposto. Titoli come Essere John Malkovich o Se mi lasci ti cancello sono ormai diventati di culto e l’autore gode di una certa simpatia tra i cinefili di tutto il mondo. Anomalisa è il suo primo lungometraggio animato (con la tecnica della stop motion) e questo non ha fatto altro che amplificare notevolmente la sua attesa. Il film effettivamente funziona molto bene grazie all’immaginario surreale che l’autore riesce a ricreare e a una scrittura fluida e spontanea che da sempre caratterizza i dialoghi dei personaggi inventati dal regista.

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SYNECDOCHE, NEW YORK di Charlie Kaufman (2008)

synecdoche-new-york-locandinaSineddoche: figura retorica che consiste nel sostituire un termine con un altro che si relaziona con il primo per un rapporto quantitativo o di vicinanza. Ma “Synecdoche” si pronuncia anche un po’ come “Schenectady”, la cittadina dello stato di New York dove vive il dolente e ipocondriaco Caden Cotard (Philip Seymour Hoffman), regista teatrale alle prese con una moglie in crisi (Catherine Keener), una figlia di quattro anni e un’amante (Samantha Morton).

I giochi linguistici impregnano i dialoghi del primo film da regista di Charlie Kaufman, geniale sceneggiatore prediletto da Michel Gondry (Se mi lasci ti cancello, Human Nature) e Spike Jonze (Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee). Il film arriva nelle sale italiane con ben sei anni di ritardo a causa di una lunga diatriba legale, nonostante il passaggio in concorso all’ormai lontano 61° Festival di Cannes.

 

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