Crimes of the Future di David Cronenberg, la recensione

Crimes of the Future' l'agghiacciante nuovo trailer del film di Cronenberg  - Taxidrivers.it

Film horror in cui la caratteristica principale è la distruzione o la degenerazione graficamente rappresentata di uno o più corpi umani“, si legge alla voce body horror sul dizionario Collins. Il padre di questo sottogenere è da sempre David Cronenberg, che dopo una serie di pellicole lontane da quelle suggestioni visive vi è tornato con Crimes of the Future. In un’altra epoca, il film con Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Kristen Stewart, anticipato nel concorso di Cannes 2022, sarebbe stato uno dei più attesi dell’anno: oggi deve accontentarsi di un’uscita in sordina nelle sale italiane con Lucky Red, nei palinsesti di fine estate (su cui pure evidentemente la distribuzione italiana vuole credere) e in ritardo rispetto ad altri Paesi.

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La morte (della critica) corre sul fiume (dei social)

 I social network, questi sconosciuti. La loro venuta nel mondo cinefilo ha contribuito a oscurare in poco tempo il fermento sano e stimolante dei blog, dove lo scambio e la polemica si alimentavano incessantemente, dove tra articoli e commenti si formavano le nuove leve della cinecritica. Con l’impero di Facebook i blogger, pigri come tutti noi umani sappiamo essere non appena ne abbiamo l’occasione, hanno abbandonato il terreno fertile dei propri piccoli feudi per trasferire il dialogo, e la battaglia, sul social più famoso del mondo.
Cinefili di ogni estrazione e provenienza si sfidano e discutono ogni giorno dal basso dei loro profili, multimedializzando le loro conversazioni con immagini, trailer, articoli. Un universo stimolante e sulla carta affascinante. Sulla carta, dico, perché invece sui cristalli liquidi dello schermo la faccenda è molto più piatta e molto meno articolata.

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MAPS TO THE STARS di David Cronenberg (2014)

Più che alle storie di Don DeLillo (già fonte di ispirazione per il precedente Cosmopolis) o di James Ellroy, Maps To The Stars rimanda mirabilmente ai vaporosi universi creati dall’autrice britannica Jackie Collins in romanzi come Seta e diamanti. Il film di David Cronenberg, chiaramente, ne rappresenta una deriva iperbolica e malata: ma negli intrecci del plot, che scannerizzano e distruggono gradualmente i già precari equilibri di una attrice un po’ agée (Julianne Moore) e di una famiglia composta da padre santone (John Cusack), madre apparentemente  inflessibile (Olivia Williams) e child star tredicenne (Evan Bird), si intravede una goduta superficialità che non disturba e che rende formidabile la prima parte del film. I due nuclei sono accomunati dalla presenza disturbante del personaggio interpretato da Mia Wasikowska (figlia disconosciuta della coppia e assistente della diva), dalla residenza in quello che è forse il posto meno attraente di sempre – Hollywood – e dalla visione di spettri legati al passato, che famelicamente divorano ogni loro residuo di serenità.

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Cannes 67. Giorno 6. David Cronenberg delude con “Maps to the stars”, meglio Bennett Miller con “Foxcatcher”

MAPS TO THE STARS di David Cronenberg (2014)

Delude le aspettative il ritorno sulla Croisette di David Cronenberg con Maps to the Starsla sua personale riflessione sull’universo hollywoodiano e su ciò che vi sta dietro. Il regista canadese vuole costruire una satira sul mondo di Hollywood: protagonisti sono i Weiss, una famiglia di grande successo mediatico di cui fa parte anche il giovanissimo Benjie, futura “stella promessa” della Mecca del Cinema.

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COSMOPOLIS di David Cronenberg (2012)

locandina-cosmopolisNessuno morirà. Non è questo il credo della nuova cultura? Verranno tutti assorbiti dentro flussi di informazioni. Non ne so nulla. I computer moriranno. Stanno morendo nella loro forma attuale. Sono quasi morti come unità distinte. Una scatola, un monitor, una tastiera. Si stanno fondendo nel tessuto della vita quotidiana.

Don DeLillo, Cosmopolis

 

 

 

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