Indiana Jones e il quadrante del destino di James Mangold, la recensione

“Non sono gli anni, amore, sono i chilometri”, diceva Henry Jones jr. in una celeberrima scena de I predatori dell’arca perduta che nel 1981 apriva la saga dedicata all’archeologo più famoso del grande schermo. Ora pure gli anni sul groppone sono tanti per Harrison Ford (80 all’anagrafe), che nel quinto capitolo Indiana Jones e il quadrante del destino torna per l’ultima volta nei panni di uno tra i personaggi più iconici della storia cinematografica, ennesimo tassello del grande puzzle con cui Disney riprende e riciccia la sua sterminata library. E la domanda che ci poniamo all’uscita da questo film (la stessa già sorta quando nel 2016 si iniziò a parlare di Indiana Jones 5, primo passo di una lavorazione travagliata durata sette anni): qual è il senso dell’operazione?