THE GRANDMASTER di Wong Kar-wai (2013)

locandina the grandmasterFilm d’apertura al 63° Festival di Berlino, The Grandmaster, diretto dal regista Wong Kar-wai, racconta la vita di Ip Man, Gran Maestro dell’arte marziale Wing Tsun e mentore dell’attore Bruce Lee. Apparentemente un’incursione in un genere lontano dallo stile del maestro hongkonghese, la cui ultima opera risale al 2007 (Un bacio romantico), in realtà perfettamente in linea con la sua poetica.

La biografia di Ip Man è contestualizzata storicamente, dagli anni ’30 nella città natia di Foshan alla seconda guerra mondiale (scontro cino-giapponese) che portò alla fuga a Hong Kong; ma la storia non interessa a Wong Kar-wai, è solo cornice: ciò che interessa è la leggenda, l’aura mistica intorno a Ip Man e alla sua unica passione, il Wing Tsun, vero e proprio stile di vita con alla base un preciso codice d’onore che condiziona ogni aspetto dell’esistenza.

 

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FEFF 2013 – GIORNO 5

 

Ip-Man-The-Final-Fight-poster-thumb-300xauto-36962IP MAN – THE FINAL FIGHT di Herman Yau

Scritto da Matteo Soi

 

 

 

La stagione cinematografica di Ip Man sembra ben lontana dal concludersi. Dopo i due film diretti da Wilson Ip (un terzo è già in cantiere) e The Grandmaster di Wong Kar Wai, la vita del Maestro Ip (interpretato questa volta dal grande Anthony Wong) arriva nelle mani esperte di Herman Yau, già regista di Ip Man – The Legend is Born. Ambientato nel periodo che va dal suo trasferimento ad Hong Kong fino alla sua morte nei primi anni ’70, Ip Man – the Final Fight vede il Gran Maestro, testimone delle difficoltà sociali dell’ epoca, accogliere i suoi primi allievi, confrontarsi con altre scuole rivali e con le triadi della “città murata” di Kowloon. Rispetto ai film di Wilson Ip, maggiormente votati all’ azione, alle arti marziali ma limitati nella rappresentazione macchiettistica delle controparti giapponesi e inglesi, il film di Herman Yau si concentra sull’ aspetto biografico utilizzando la voce fuori campo del figlio per introdurre i vari episodi della sua vita. Questo non significa però che si rinuncia a mostrare il Wing Chun in tutta la sua splendida e precisa eleganza: se tanto è stato fatto per la ricostruzione storica dell’ epoca, altrettanto impegno è stato messo nelle sequenze di combattimento, coreografie che si possono contare sulle dita di una mano ma valgono sempre l’ attesa, come il lungo duello finale. Insomma, anche Herman Yau è riuscito a celebrare con successo una delle figure più importanti del kung fu e della storia cinese recente.

 

 Voto: 3/4

 

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THE GRANDMASTER di Wong Kar-wai (2013)

locandina the grandmasterFilm d’apertura al 63° Festival di Berlino, The Grandmaster, diretto dal regista Wong Kar-wai, racconta la vita di Ip Man, Gran Maestro dell’arte marziale Wing Tsun e mentore dell’attore Bruce Lee. Apparentemente un’incursione in un genere lontano dallo stile del maestro hongkonghese, la cui ultima opera risale al 2007 (Un bacio romantico), in realtà perfettamente in linea con la sua poetica.

La biografia di Ip Man è contestualizzata storicamente, dagli anni ’30 nella città natia di Foshan alla seconda guerra mondiale (scontro cino-giapponese) che portò alla fuga a Hong Kong; ma la storia non interessa a Wong Kar-wai, è solo cornice: ciò che interessa è la leggenda, l’aura mistica intorno a Ip Man e alla sua unica passione, il Wing Tsun, vero e proprio stile di vita con alla base un preciso codice d’onore che condiziona ogni aspetto dell’esistenza.

 

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IP MAN 2 di Wilson Yip (2010)

Locandina-Ip-Man-2Anche volendo escludere l’ importanza storica e sociale di una figura come il Maestro Ip, il successo commerciale del film a lui dedicato, Ip Man, è da ricercarsi soprattutto nella formula studiata in fase di produzione: un budget consistente, un ottimo cast tecnico e artistico ed un’ attenzione particolare al lato puramente spettacolare del progetto, quello che riguarda le arti marziali. Con una base così, ma soprattutto con una storyline concentrata unicamente negli anni dell’ invasione giapponese, non era difficile aspettarsi un seguito che arriva puntualmente con l’aggiunta di un “2” al titolo originale e si concentra nel primo periodo in cui il Maestro si trasferì ad Hong Kong con la famiglia, per sfamare la quale inizia ad insegnare il Wing Chun entrando però in contrasto con i maestri delle altre scuole di kung fu e con i colonizzatori inglesi. “Squadra che vince non si cambia” ed ecco quindi Wilson Yip ancora saldamente al timone della regia, Donnie Yen nei panni di Ip Man e Sammo Hung, che nel precedente capitolo si era occupato esclusivamente dell’ aspetto coreografico, questa volta interpreta anche il Maestro Hong, amico/rivale di Ip.

 

 

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IP MAN di Wilson Yip (2010)

 Nato a fine ‘800 e morto nei primi anni ’70, Ip Man è stato uno dei più importanti esponenti del Wing Chun Kung Fu nonché maestro del grande Bruce Lee. Il film di Wilson Yip si propone essenzialmente come un film di arti marziali ma anche come un biopic del Gran Maestro focalizzato nel periodo che va dagli anni trenta alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In quegli anni il Fushan era, non solo un florido centro economicamente sviluppato, ma anche il luogo d’ incontro e crescita per le varie discipline di arti marziali. Tutto cambia dopo l’invasione giapponese: il Paese cade in una profonda crisi economica che non può che coinvolgere anche il Fushan e i suoi abitanti. Perfino il Maestro Ip è costretto ad abbandonare la sua casa e a trovare un lavoro per sfamare la sua famiglia. Il momento del riscatto arriva quando un generale giapponese decide di mettere alla prova le arti marziali giapponesi contro quelle cinesi, sfida alla quale il Maestro Ip è costretto da tragici eventi ad accettare.

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