EVEREST di Baltasar Kormákur (2015)

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Faceva freddo, anzi freddissimo, alla fine della proiezione di Everest di Baltasar Kormákur alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove il film è stato presentato Fuori concorso come apertura al festival. Un gelo giustificato da una pellicola (interamente in 3D) piatta e, per ironia della sorte, senza vette. Girato tra il Nepal e il Trentino Alto Adige, il film racconta la disastrosa spedizione sull’Everest del 1996, a cui partecipò anche il giornalista Jon Krakauer, successivamente autore di un saggio sull’accaduto dal titolo Into Thin Air.

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EVEREST di Baltasar Kormákur (2015)

everest screen

Fa freddo, anzi freddissimo in Sala Darsena alla fine della proiezione di Everest di Baltasar Kormákur, film Fuori concorso che apre la 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Un gelo giustificato da una pellicola (interamente in 3D) piatta e, per ironia della sorte, senza vette. Girato tra il Nepal e il Trentino Alto Adige, il film racconta la disastrosa spedizione sull’Everest del 1996, a cui partecipò anche il giornalista Jon Krakauer, successivamente autore di un saggio sull’accaduto dal titolo Into Thin Air.

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Locarno 68: Jonathan Demme, Antoine Fuqua e Andrzej Żuławski

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DOVE ERAVAMO RIMASTI di Jonathan Demme (2015)

A sette anni di distanza da Rachel sta per sposarsi, Jonathan Demme torna dietro la macchina da presa per un ritratto rockeggiante gradevole e spensierato all’insegna della malinconia, tra ricerca della propria identità, affermazione delle radici USA e senso di libertà che deve fare i conti con l’inesorabile scorrere del tempo. Una world première, quella di Dove eravamo rimasti, molto attesa sia dalla critica che, soprattutto, dal grande pubblico, capace di rispettare le consegne senza guizzi degni di nota ma anche senza fragorose cadute nella retorica a stelle e strisce.

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LO SCIACALLO di Dan Gilroy (2014)

sciacallo lo posterInteressante esordio alla regia del californiano Dan Gilroy, Lo sciacallo, nonostante qualche pecca, porta avanti una riflessione piuttosto originale su un tema che riguarda da vicino la società 2.0, fatta di immediatezza dell’informazione e di mancanza di filtri nel mostrare ciò che accade così com’è, nei suoi dettagli più crudi.

Jake Gyllenhall è il centro pulsante del film: il suo personaggio è nell’insieme tenero e folle, agghiacciante e disperato, spietato e fragile al contempo. Dimagrito di 10 chili per entrare nella parte, Gyllenhall fa suo il protagonista, incarnandone nevrosi e compulsioni: addirittura arrivando a ferirsi una mano mentre girava una sequenza particolarmente intensa. Un esempio di possessione alla Strasberg che arricchisce la pellicola.  

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PRISONERS di Denis Villeneuve (2013)

Locandina PrisonersDopo l’intrigante La donna che canta (Incendies, 2011) il regista franco-canadese Denis Villeneuve torna dietro la macchina da presa con Prisoners che, oltre a segnare la sua prima trasferta americana, annovera un cast prestigioso.
Protagonista della storia è Keller Dover (Hugh Jackman) che si trova ad affrontare il peggiore incubo per un genitore: sua figlia di sei anni, Anna, scompare insieme alla sua amica Joy e, mentre i minuti diventano ore, il panico prende il sopravvento.
L’indizio principale è un camper fatiscente parcheggiato nella loro strada.
A capo dell’investigazione c’è il Detective Loki, (Jake Gyllenhaal) che ne arresta il proprietario, Alex Jones (Paul Dano), ma la mancanza di prove lo costringe al suo rilascio.
Mentre la polizia segue diverse piste, l’ansia sale sempre più e sapendo che è in gioco la vita di sua figlia, Dover in preda all’isteria decide di non avere altra scelta che quella di prendere in mano la situazione. Ma fino a dove si spingerà questo padre disperato, per proteggere la sua famiglia?

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