VERGINE GIURATA di Laura Bispuri (concorso)
C’era molta curiosità dietro Vergine giurata. Il film infatti segna l’esordio alla regia di una giovane italiana, Laura Bispuri, selezionata nel concorso tedesco con un lavoro girato a basso budget e dall’alta componente multietnica. Effettivamente la pellicola ha diversi spunti di interesse anche se piuttosto immatura sotto alcuni aspetti. Prendendo le mosse dall’omonimo romanzo di Elvira Dones, la Bispuri racconta una storia dalla forte componente drammatica del tutto incentrata sul tema del ritorno. Hana infatti è una ragazza albanese costretta a estreme limitazioni sociali a causa della comunità maschilista e retrograda in cui vive. Per riuscire a cercare una svolta nella sua vita, presta un giuramento di verginità che la metterà sullo stesso piano degli uomini. Dieci anni dopo però, la donna sentirà il bisogno di tornare indietro, di riappropriarsi della sua identità, delle sue relazioni affettive e del suo corpo. Il corpo, appunto, è il vero protagonista della vicenda, “interpretato” splendidamente da Alba Rohrwacher (da lodare anche per lo studio linguistico a cui si è sottoposta prima delle riprese). La Bispuri mette in scena un apparato umano mutilato, limitato, afflitto, con cui la protagonista si sente a disagio, si sente nuda.
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