LORO 2 di Paolo Sorrentino (2018)

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Tutto non è abbastanza” per Paolo Sorrentino, che si conferma il regista più ambizioso del cinema italiano portando sul grande schermo la nostra figura storico-politica più discussa, Silvio Berlusconi, e dedicandogli addirittura non un solo film ma due. In sala a due settimane di distanza da Loro 1, Loro 2, più che un seguito, è a tutti gli effetti il secondo atto di un’unica opera, l’altra faccia della medaglia per un progetto che, lontano dai crismi dei biopic, scava nel privato di un personaggio controverso e, soprattutto, nel mondo che lo circonda: un ritratto, in definitiva, coraggioso e mai scontato, non grandioso quanto era stato il capolavoro Il divo su Andreotti, eppure a suo modo non meno fondamentale. Un ritratto in cui il capitolo secondo sorprende lo spettatore, costituendo un ribaltamento stilistico rispetto al primo.

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10 anni di Boris – La fuoriserie “troppo italiana” che ha cambiato il modo di vedere la tv

“Apri tutto, smarmella”, “a cazzo de cane”, “qualità o morte”: quando una serie funziona, i suoi modi di dire, i neologismi, i lessemi ricorrenti diventano tormentoni anche nella vita quotidiana. Ed è difficile che un addetto ai lavori non sorrida quando un collega gli chiede di aprire tutto: ma il bello di Boris è che, pur essendo una satira della fiction televisiva italiana e dei perversi meccanismi che vi si celano dietro, è riuscita con le sue tre stagioni a fare breccia in un pubblico molto più vasto.

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep. 9-10

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“Alla fine dobbiamo tornare tutti da dove abbiamo cominciato”

È stato sottolineato diverse volte, lo stesso Paolo Sorrentino lo aveva dichiarato: The Young Pope è sicuramente una serie tv, ma prima di tutto è un film, e come tale va giudicato. Si potrebbe anche precisare: più che un film è un viaggio, sia per noi spettatori che per Lenny Belardo, divenuto sempre più Pio XIII. La pazienza di ascoltare ciò che il regista e sceneggiatore napoletano aveva da dire durante queste 10 ore è stata ampiamente ripagata con un’opera ambiziosa, ricca e indelebile, con cui è necessario fare i conti e che – ma questo era chiaro sin dalle prime sequenze – è destinata a dividere.

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep. 7-8

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“Il Papa è distratto…”

L’incipit del settimo episodio è metaforicamente e allegoricamente molto interessante: Pio XIII riceve per posta la parte mancante della pipa che conserva gelosamente dal giorno in cui i suoi genitori lo hanno abbandonato all’orfanotrofio di suor Mary. I suoi genitori sono tornati? Lo stanno cercando? Quello che colpisce è quando la pipa viene ricomposta e appoggiata su uno blocco bianco, ricreando un’immagine di magrittiana memoria: Ceci n’est pas une pipe. Ceci n’est pas un Pope. Pio XIII è sempre più in crisi, e il regalo inaspettato è il colpo di grazia al suo tormento, che si fa incessante, mettendo a nudo una fragilità che si contrapone alla sicurezza con cui combatte l’omosessualità nella chiesa e l’aborto, rifiutandosi di finanziare le missioni e mantenendo rapporti tesi con le altre religioni. “Tu sei il dolce Gesù Cristo sceso sulla terra”, gli ricorda suor Mary, nella luce quasi surreale che pervade le inquadrature, in una bellezza formale confermata, che supplisce a qualche vuoto di scenggiatura che inizia ad intravedersi. Eppure, anche nel lutto profondo, non si scompone mai, prega nel profondo silenzio subacqueo della piscina di Castel Gandolfo, in una delle sequenze più significative dei due episodi. Nella crisi, nonostante le accuse di non credere in Dio, Pio XIII rimane saldo nella sua fede, ricordando come il celibato sia fondamentale, in quanto ricorda ai sacerdoti che sono solamente figli di Dio, che mai possono diventare padri, perché non rischino di cadere nella tentazione di sostituirsi all’unico vero Padre.

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep. 5-6

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“Sono infelice, come tutti i preti”

I tormenti e i fantasmi del passato continuano a disturbare Pio XIII, sin dalle prime sequenze dell’episodio 5, che vedono  genitori del Papa in viaggio sui canali a Venezia, mentre abbandonano il loro figlio sofferente. Esteticamente impeccabile, con virtuosisimi registici con cui Paolo Sorrentino continua a viziarci, la prima sequenza è la perfetta introduzione allo spirito di melancolica sofferenza  che aleggerà su tutto l’episodio, intriso di flashback e di ricordi, che siano tristi o felici. Pio XIII è sempre più monarca, mentre Lenny Belardo è alla ricerca di una libertà da lui perduta, di un passato che gli ha tolto gli affetti più cari e su cui ora vuole fare chiarezza, per una sofferenza enorme che non gli dà mai tregua. Sorrentino fa convinvere queste due realtà, la doppia personalità di un pontefice spietato e scevro da qualsiasi forma di compassione (“Non c’è più niente da fare con la razza umana”), eccezion fatta per la giovane Esther, cui lui è affezionato e alla quale mostra tutta la sua umanità. Ma la dolcezza dello sguardo di Jude Law nei confronti della giovane donna stride con le sue parole di fronte a Voiello e agli altri cardinali, ai quali, finalmente, pronuncia il tanto desiderato discorso.

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep. 3-4

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I primi due episodi circolari (apertura del primo con udienza onirica che dalla pioggia passava al sole e chiusura del secondo con la prima udienza reale che dal sereno portava al temporale) hanno lasciato in consegna un Papa duro, dispotico, monarchico e assolutista, privo di qualsiasi pietà o scrupolo, con il popolo dei fedeli basito di fronte alla Basilica di San Pietro.Da qui riparte il pungente Sorrentino, da qui riprende Pio XIII, in primissimo piano, mentre, calmo e freddo, sostiene di non credere in Dio e di essersi illuminato da solo. 

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THE YOUNG POPE di Paolo Sorrentino, ep.1-2

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 IN ONDA SU SKY ATLANTIC

 Nuntio vobis gaudium magnum. Paolo Sorrentino, almeno per quanto mostrato nei primi due episodi di The Young Pope, esce dal torpore manieristico mostrato con Youth e sembra aver regalato un’altra Grande Bellezza, seppur sul piccolo schermo. Il regista napoletano scrive e dirige una serie tv, come tanti autori stanno facendo (David Lynch e Woody Allen, per citarne due grandi) portando la macchina da presa tra le mura del Vaticano, raccontando di un Papa, Pio XIII (Jude Law), alle prese con i suoi primi giorni di pontificato, poco dopo la tanto attesa fumata bianca. Intenso e provocatorio sin dalle prime battute, Sorrentino dispensa da subito perle di regia e sceneggiatura, con monologhi taglienti e dialoghi forti, incalzanti, in un pilot di rara intensità, colmo di materiale e di una qualità che il cinema nostrano fatica a vedere da anni, forse proprio dal suo ultimo premio Oscar.

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Cannes 2015: YOUTH – LA GIOVINEZZA di Paolo Sorrentino

 

Due anni dopo lo splendido La grande bellezza, Paolo Sorrentino torna a Cannes con il suo ultimo film: Youth – La giovinezza, attesissimo grazie a un cast internazionale e a un battage pubblicitario che ha contribuito a fare crescere esponenzialmente le attese. Fred Ballinger (Michael Caine), ottantenne compositore e direttore d’orchestra, si rifugia presso un albergo in Svizzera, condividendo riposo e riflessioni con il coetaneo Mick Boyle (Harvey Keitel), regista impegnato a dirigere un’ultima pellicola dalle velleità testamentarie. Tra incontri con una varia umanità, drammi famigliari e presagi di un tramonto imminente, le ombre del passato emergeranno prepotenti, costringendo l’anziano Fred a fare i conti con i propri fantasmi.

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YOUTH – LA GIOVINEZZA di Paolo Sorrentino (2015)

 

Due anni dopo lo splendido La grande bellezza, Paolo Sorrentino torna con il suo ultimo film: Youth – La giovinezza, attesissimo grazie a un cast internazionale e a un battage pubblicitario che ha contribuito a fare crescere esponenzialmente le attese. Fred Ballinger (Michael Caine), ottantenne compositore e direttore d’orchestra, si rifugia presso un albergo in Svizzera, condividendo riposo e riflessioni con il coetaneo Mick Boyle (Harvey Keitel), regista impegnato a dirigere un’ultima pellicola dalle velleità testamentarie. Tra incontri con una varia umanità, drammi famigliari e presagi di un tramonto imminente, le ombre del passato emergeranno prepotenti, costringendo l’anziano Fred a fare i conti con i propri fantasmi.

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La favola del cinema italiano: ci meritiamo Moretti, Sorrentino e Garrone?

   

Sarà forse una questione di nome. Sarà una questione di diverso appeal. Ma i fatti parlano di un evidente gioia e tripudio per Rossi-Dovizioso-Iannone, che «con la loro impresa tengono alto il nome dell’Italia, orgoglio nazionale almeno per un giorno». Eppure, se a questi nomi si sostituiscono Moretti-Sorrentino-Garrone, quasi cala il silenzio. O peggio, i detrattori escono allo scoperto, come sempre, inopportuni. Non che non si debba andare fieri di un ragazzo che a 36 anni riesce ancora a fare mirabolanti imprese sulle due ruote, ma il trio di registi sono stati da poco annunciati in concorso al prossimo Festival di Cannes, non certo una rassegna di quartiere. Eppure questo non basta. Inoltre, era da 20 anni che a Cannes non venivano presentati 3 film italiani in concorso, ma anche questo, evidentemente, non interessa.

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Festival di Cannes 2015: il programma

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E’ stato appena presentato il programma ufficiale del Festival di Cannes che avrà luogo sulla Croisette dal 13 al 24 Maggio. Sotto lo sguardo sorridente del viso di Ingrid Bergman (protagonista del poster che caratterizza la rassegna), molti importanti registi e titoli attesissimi troveranno il buio della sala sfidandosi verso la concquista dell’ambita palma d’oro, premio che verrà assegnato dalla giuria capitanata dai fratelli Coen.

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LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino (2013)

locandina-la-grande-bellezzaMartedì 04/03/14, ore 21.10, CANALE 5

 

“È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L’emozione e la paura. Gli sparuti, incostanti sprazzi di bellezza… e poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile.”

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LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino (2013)

locandina-la-grande-bellezzaLa prima sensazione che si ha dopo aver visto La grande bellezza (sesto lungometraggio di Paolo Sorrentino) è quella di aver assistito a qualcosa di enorme e potente, un film destinato a suscitare dibattiti e riflessioni di ogni sorta.

Perché mai come in questo film il regista napoletano si protende così avanti, allungando per certi versi la sua mano allo spettatore, conducendolo nei meandri di quello che è un affresco sociale frenetico e lussurioso, fiammeggiante e indecifrabile.

 

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Cannes 66 – Giorno 7. La grande bellezza del cinema italiano con l’attesissimo film di Sorrentino, ma anche Valeria Bruni Tedeschi e Steven Soderbergh

la-grande-bellezza-locandinaLA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino

Scritto da Nicolò Barretta

La grande bellezza (sesto lungometraggio di Paolo Sorrentino) è quella di avere assistito a qualcosa di enorme e potente, un film destinato a suscitare dibattiti e riflessioni di ogni sorta.

Perché mai come in questo film, il regista napoletano si protende così avanti, allungando per certi versi la sua mano allo spettatore, conducendolo nei meandri di quello che è un affresco sociale frenetico e lussurioso, fiammeggiante e indecifrabile, che trova nel giornalista specializzato in costume e società Jep Gambardella alias Toni Servillo la maschera perfetta per raccontarlo e scardinarlo. Un mondo, quello della dolce vita romana contemporanea, contrassegnato da party sfrenati (dove i pettegolezzi sono all’ordine del giorno) che il regista de Il Divo intesse con dirompente maestria registica e visiva.

Quello che più colpisce de La grande bellezza è che ogni singola frase è dotata di significato utile a decifrare una porzione di testo, mentre un semplice sguardo, gesto o battuta di un personaggio suscita emozioni contrastanti: riso, ilarità, malinconia, desolazione. Sorrentino immortala con toni volutamente eccessivi e sberleffi ironici una società che ha smesso di fare progetti e che si è adagiata ormai da tempo su un evanescente letto di piume dorate. Con quest’opera, inoltre, Sorrentino aggiunge al suo curriculum un altro talento ovvero quello di sapere tenere unito un gruppo di attori variegato: se per Servillo ormai gli aggettivi sono esauriti e non resta che incoronarlo direttamente migliore attore del Festival, le sorprese arrivano da una Sabrina Ferilli che calza alla perfezione il vestito cucitole su misura dal sarto Sorrentino, dimostrando una naturale predisposizione per la parte.

Come tutte le opere di statura superiore alla media, La grande bellezza assurgerà a modello filmico da cui trarre ispirazione e insegnamenti per le generazioni future.

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