I BAMBINI DI COLD ROCK di Pascal Laugier (2012)
Il destino per i registi del noveaux horror francese sembra segnato: promettenti risultati in patria all’insegna della violenza postorganica e della lucidità formale, promozione a Hollywood e inevitabile scivolone, forse per l’emozione di avere grossi budget e grossi nomi tra le mani. È successo ad Alexandre Aja che dopo aver firmato l’interessante Alta Tensione (2003) si accontenta di un remake americano del craveniano Le colline hanno gli occhi (2006), a Xavier Gens che passa dallo slasher con nazisti debitore di Tobe Hoope di Frontiers – ai confini dell’inferno al pressoché ignorato post-apocalittico The Divide (2012) e succede anche a Pascal Laugier, autore del sanguinolento e controverso Martyrs (2008).
Lontano anni luce dalle provocazioni, pur criticabili per molti aspetti, del film francese, Laugier si trova a dirigere una pasticciata e a tratti incomprensibile vicenda che vorrebbe, ma non riesce, mescolare horror, thriller e gotico, facendo leva su uno dei grandi spauracchi di sempre: il babau.