E’ finita. E’ finita la trilogia de Lo Hobbit, il sofferto adattamento cinematografico che Peter Jackson ha rincorso per oltre dieci anni in una telenovela di tira e molla con finanziatori, diritti e cambi di programma. I più avevano storto il naso quando era emersa la notizia che dal piccolo (paragonato ai tre mattoni che sorreggono Il Signore degli Anelli, s’intende) libro con cui Tolkien aveva cominciato la propria carriera tra le erbose alture della Contea sarebbero stati tratti addirittura tre film. Ora che la trilogia è completa, possiamo dirlo: un dittico al posto del trittico sarebbe stato decisamente più azzeccato. E non ci sarebbe dispiaciuto vedere Guillermo Del Toro in cabina di regia. Coi “se” e i “ma” si va poco lontano, perciò non ci resta che valutare quanto passa il convento, e purtroppo il risultato è deludente: dopo l’apprezzabile (ma a tratti prolisso) Un viaggio inaspettato, e dopo il mid-film La desolazione di Smaug che ha toccato la spannung della trilogia, il viaggio di Bilbo Baggins appresso alla compagnia di Thorin Scudodiquercia termina con un deludente e impoverito finale.
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