THE ZERO THEOREM di Terry Gilliam (2013)

 

È da un po’ di tempo che Terry Gilliam va cercando “il senso della vita”. Perché viviamo? Dove andiamo? Qual e’ il nostro significato? Il visionario autore britannico torna a chiederselo con una sfavillante riflessione, che contiene molto della nostra contemporaneità emozionalmente bloccata, ma allo stesso tempo rivolge all’umanità uno sguardo dal respiro universale.

The Zero Theorem arriva nelle sale italiane con incredibile ritardo, a ben tre anni dalla presentazione alla Mostra del cinema di Venezia, e racconta, tra sorci e scorci di pura poesia, scintille dal gusto circense tanto caro a Gilliam, angosce esistenziali e sublime ironia, il male di vivere di Qoen Leth, misantropo, terrorizzato dal contatto con l’esterno e intrappolato in un eterno dialogo con se stesso, in un’oscura cattedrale che gli fa da casa.

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LA GELOSIA di Philippe Garrel (2013)

locandina-La-gelosiaArriva in sala, dopo la presentazione al Festival di Venezia 2013, il francese Philippe Garrel con il suo La gelosia: protagonisti, il figlio Louis, ormai una costante nella filmografia paterna, e un’ottima Anna Mouglalis. Louis, trentenne in crisi con la compagna Charlotte, da cui ha avuto una figlia, inizia una relazione con una attrice ormai decaduta. L’iniziale coinvolgimento da parte di entrambi lascia ben presto spazio alla noia e all’inquietudine, facendo naufragare il rapporto. Dopo aver tentato il suicidio, forse Louis sarà in grado di ricominciare a vivere.

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PHILOMENA di Stephen Frears (2013)

locandina-film-philomenaQuando un prodotto audiovisivo è in grado di mettere in scena una storia di sentimenti primigeni come se fosse una elegia poetica merita sicuramente un plauso speciale. È il caso questo di Philomena, il nuovo film del britannico Stephen Frears, presentato in concorso alla 70esima edizione del Festival di Venezia dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura.

Per questo suo ultimo lavoro, Frears, decide di basarsi su una storia realmente accaduta, raccontando con la consueta classe registica la storia di Philomena (Judy Dench), un’anziana donna irlandese alla quale durante la giovinezza, le suore del convento di Roscrea, portarono via il figlioletto di quattro anni per farle scontare la punizione di essere rimasta incinta da adolescente, etichettandola come “donna del peccato”. Dopo 50 anni la donna, che nel frattempo ha avuto un’altra figlia, non ha mai dimenticato quel bambino tenero e sensibile che aveva visto crescere fino ai quattro anni di vita e del quale custodisce gelosamente l’unica fotografia che possiede. Nonostante Philomena abbia cercato in tutti i modi nel corso degli anni di mettersi in contatto con il figlio, le sue ricerche si sono sempre concluse con una nulla di fatto. Quando però sua figlia conosce ad una festa Martin Sixmith (Steve Coogan), giornalista deluso dal mondo della politica dal quale proviene e propenso a raccontare una storia diversa, l’agognato sogno di Philomena di ricongiungersi con il figlio torna prepotentemente a riprendere forma.

 

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IL SUPERPAGELLONE DI VENEZIA 70

veneziaAnche la 70esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è giunta al termine. Un’edizione che riservato cocenti delusioni, ma anche piacevoli sorprese e qualche colpo di fulmine. In ogni caso, sono stati dieci giorni intensi e bellissimi per la redazione di i-FILMSonline, sbarcata al Lido quasi al completo. Leggete tutti i nostri voti e dite la vostra!

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VENEZIA 70 – Il Leone d’oro va a SACRO GRA di Gianfranco Rosi

sacro-gra-il-teaser-poster-283778Dopo quindici anni (l’ultimo Leone d’oro era stato nel 1998, con un Gianni Amelio allora in forma), l’Italia torna a trionfare a Venezia. Complici il settantesimo compleanno della Mostra del Cinema e la presidenza di giuria affidata a Bernardo Bertolucci, era nell’aria che il premio più importante potesse andare a un film di casa nostra.

Si profilano discussioni all’orizzonte, perchè Sacro GRA è un documentario (sul Grande Raccordo Anulare romano) che racconta un intreccio di storie, secondo alcuni troppo costruite per essere vero.

In attesa di ascoltare le tradizionali polemiche del giorno dopo, vi salutiamo dal Lido con un elenco di tutti i premi assegnati.

Arrivederci a Venezia 71!

 

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STRAY DOGS di Tsai Ming-liang (2013)

Stray DogsSarà un altro Leone d’oro? Dopo aver vinto il riconoscimento più importante alla Mostra di Venezia del 1994 con Vive l’amour, Tsai Ming-liang ha conquistato la critica con Stray Dogs, pellicola tra le più applaudite del concorso di quest’anno.
Annunciato come l’ultimo lavoro della sua carriera, il film ruota attorno a una famiglia, composta da un padre e due figli piccoli, che cercano di sopravvivere nella Taipei contemporanea: l’uomo racimola una misera paga come “cartello umano” per appartamenti di lusso, mentre i due bambini tentano di sfamarsi con campioni di cibo distribuiti gratuitamente nei supermercati e nei centri commerciali. Ogni sera trovano riparo in un edificio abbandonato: qui il padre è stranamente colpito da un’ipnotica immagine murale che decora una delle pareti di questa casa improvvisata.

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UNDER THE SKIN di Jonathan Glazer (2013)

Under the Skin posterUnder The Skin si guadagna tranquillamente un gradino del podio dei film più brutti del concorso sinora.

Jonathan Glazer, famoso più che altro per i suoi lavori nel mondo dei videoclip, sembra davvero spaesato e poco affezionato alla materia che tratta. Un alieno sbarca sulla terra con lo scopo di studiare gli uomini. Prima li seduce grazie alle sue forme, e poi li uccide. Va da sè che con il procedere dei minuti la nostra protagonista inizierà a provare sentimenti più umani per poi ritornare ancora spietata ecc.

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ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO di Matteo Oleotto (2013)

zoran il mio nipote scemo locandinaEl vin xè la salute,

l’acqua xè il funeral.

Chi lassa il vin terran

xè propri un fiol de un can”

 

Non è presente in concorso ma viene dalla Settimana della Critica il vero fenomeno italiano di Venezia 70, almeno a giudicare dal suo incredibile seguito di pubblico: parliamo di Zoran, il mio nipote scemo, coproduzione italo-slovena diretta dall’esordiente Matteo Oleotto e interpretata da un gigantesco (in tutti i sensi) Giuseppe Battiston.

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THE ZERO THEOREM di Terry Gilliam [2013]

the-zero-theoremE’ da un po’ di tempo che Terry Gilliam va cercando “il senso della vita”. Perche’ viviamo? Dove andiamo? Qual e’ il nostro significato?

Il visionario autore britannico torna a chiederselo con una sfavillante riflessione, che contiene molto della nostra contemporaneità emozionalmente bloccata, ma allo stesso tempo rivolge all’umanità uno sguardo dal respiro universale.
The Zero Theorem racconta, tra sorci e scorci di pura poesia, scintille dal gusto circense tanto caro a Gilliam, angosce esistenziali e sublime ironia, il male di vivere di Qoen Leth, misantropo, terrorizzato dal contatto con l’esterno e intrappolato in un eterno dialogo con se stesso, in un’oscura cattedrale che gli fa da casa.

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THE WIND RISES di Hayao Miyazaki (2013)

The Wind Rises Poster-thumb-630xauto-39055La carriera del maestro di animazione giapponese Hayao Miyazaki si chiude con The Wind Rises, in concorso alla 70 Mostra del Cinema di Venezia. Ed è una scelta tanto comprensibile quanto discutibile.

Per il suo addio alle scene Miyazaki decide di abbandonare il registro magico legato alla mitologia giapponese, quello di Totoro, Ponyo sulla scoglierae La città incantata (i suoi titoli migliori) per dare sfogo a due tematiche, comunque ricorrenti nella sua filmografia, a lui particolarmente care: la tragedia della guerra, sullo sfondo, e l’amore spassionato per la tecnologia.

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JOE di David Gordon Green (2013)

locandina-joe“Fuck to this day.”

 

Scatenato dopo l’Orso d’Argento per la regia ottenuto a Berlino 2013 con Prince Avalanche, David Gordon Green torna alle atmosfere festivaliere (in questo caso veneziane) presentando in concorso il film Joe, tratto dall’omonimo romanzo del 1991 di Larry Brown. Star della pellicola, Nicolas Cage, atteso al varco dopo una serie di interpretazioni non propriamente riuscite. E il risultato, sorprendentemente, non delude, anzi.

 

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