THE DEFENDERS, la recensione della prima stagione
Disponibile su Netflix
A due anni di distanza dall’uscita di Daredevil– che, di fatto, ha stravolto l’universo Marvel elevandosi tra i migliori prodotti realizzati, secondo solo forse agli Spiderman di Sam Raimi – l’attesa per Defenders ha iniziato a salire, caricandosi di aspettative nei confronti di questo gruppo di anti eroi, outsiders newyorkesi protagonisti, nel corso di questi anni, di serie singole a loro dedicate e più (Daredevil, appunto) o meno (Iron Fist) riuscite. Ora, La Mano è quantomai decisa a conquistare New York, sotto la guida della malefica Alexandra (Sigourney Weaver): è necessario che i 4 uniscano le loro forse per riuscire a fermarla.
Ma dove eravamo rimasti? Ci vogliono i primi due episodi per rispondere a questa domanda, una vera e propria introduzione prolungata e ben strutturata, che viaggia in metropolitana da un quartiere all’altro della Grande Mela per raccontarci che Matt Murdock (Charlie Cox) ha abbandonato i panni del Diavolo di Hell’s Kitchen per dedicarsi con successo al suo ruolo di avvocato, Luke Cage (Mike Colter) ha scontato la sua pena e sta uscendo di prigione per tornare ad Harlem, Danny Rand/Iron Fist (Finn Jones) è alle prese con i fantasmi del suo passato e Jessica Jones (Krysten Ritter) prosegue la sua attività di investigatrice privata a Hell’s Kitchen. Ma ora una minaccia ben più grande di quelle affrontate nel passato dai 4 incombe sulla città, ed non lascia indifferenti il fatto che la trama giri proprio attorno agli anelli deboli delle serie precedenti, ossia Iron Fist ed Elektra (Élodie Young): cosa vuole La Mano da Rand? Quali sono i piani di Alexandra?
Questo l’incipit degli 8 episodi (5 meno del solito, e ne giova la freschezza narrativa) che accompagnano lo spettatore dapprima nelle singole vite dei protagonisti, fino ad arrivare al terzo episodio, dove finalmente si incontrano e inizia lo spettacolo vero e proprio. Certo, il potenziale in gioco lasciava presagire fuochi d’artificio, la summa delle opere precedenti che potesse esplodere in uno spettacolo incontenibile: ciò non avviene, ma semplicemente perché gli sceneggiatori hanno scelto un’altra strada, non per forza peggiore, semplicemente diversa da quella pensata da chi si sarebbe aspettato una sorta di Avengers per il piccolo schermo.
Defenders non è Avengers, e visti i risultati ottenuti da Age of Ultron, forse, è anche un sollievo che non sia così. C’è molto più lavoro sui personaggi, cui Krysten Ritter ruba la scena che nella sua serie dedicata le era stata presa da David Tennant/Kilgrave, regalando una performance ispirata, algida e cinica, capace di regalare alcune tra le battute più pungenti di tutta la serie. Non si può dire lo stesso di Matt Maurdock, che con due serie alle spalle può permettersi di essere lievemente trascurato, e dell’incolore Danny Rand, mentre Luke Cage è personaggio integerrimo e dall’evidente e forte personalità. Naturalmente, una menzione è necessaria per Sigourney Weaver, algida e crudele villain, che non arriva ai livelli di Kingpin (Vincent D’Onofrio) e Kilgrave, ma resta comunque tra le note più liete della stagione. Inoltre, ed è questo un aspetto non indifferente, gli sceneggiatori hanno lavorato bene per non lasciare esclusi tutti i personaggi secondari che avevamo potuto conoscere nelle serie precedenti, e che qui trovano nuovo spazio e, perché no, un nuovo inizio per un’introduzione più forte verso il futuro: si parla di Colleen Wing (Jessica Henwick), Foggy Nelson (Elden Henson), Claire Temple (Rosario Dawson), Misty Knight (Simone Missick), Trish Walker (Rachael Taylor), Karen Page (Deborah Ann Woll) e del maestro Stick (Scott Glenn).
Ancora una volta, ad una sceneggiatura curata e sempre equilibrata, si accompagna una fotografia mai banale capace di regalare alcuni raccordi notevoli e sequenze di livello sempre buono anche se, va detto, nessuna veramente memorabile o rivoluzionaria, come avvenuto, ad esempio, in Daredevil. A conti fatti, comunque, Defenders si basa su una sceneggiatura solida, che racconta un intreccio abbastanza semplice ma non per questo meno efficace, riuscendo a non creare squilibrio tra i personaggi, riscattando decisamente il mezzo passo falso compiuto con Iron Fist. Onestamente, c’è da essere soddisfatti.
Voto: 2,5/4
Lorenzo Bianchi