UN GIORNO SPECIALE di Francesca Comencini (2012)
Nessun fischio e nessun applauso. Il silenzio più eloquente del Festival ha accompagnato la proiezione di Un giorno speciale di Francesca Comencini, tratto dal romanzo Il cielo con un dito di Claudio Bigagli e interpretato da Filippo Scicchitano e Giulia Valentini. L’indifferenza è il sentimento peggiore che un’opera può suscitare e proprio per questo il terzo film italiano in concorso è uno dei peggiori fin qui visti al Lido.
Giulia (Valentini) è una diciannovenne amante dei serpenti che vuole fare carriera in televisione. In Italia si sa, per sfondare a qualcuno la devi pur dare e per questo la mamma la trucca, le compra il vestito nuovo e la spedisce dall’onorevole per una bella raccomandazione. Marco (Scicchitano), l’autista incaricato di accompagnarla all’importante meeting, resterà folgorato da cotanta bellezza e, costretti a passare insieme tutta la giornata, i due piccioncini s’innamoreranno inevitabilmente.
Il più grande difetto della pellicola non risiede però nella realizzazione e non è di responsabilità della regista. Inserire Un giorno speciale in concorso al fianco di pellicole come The Master, To the Wonder, Pieta e Spring Breakers significa aver commesso il più grave errore della 69a Mostra d’Arte Cinematografia di Venezia. Il neo direttore Barbera toppa alla grande, dando in pasto alla critica mondiale un film debole e poco significativo.
Le banalità sono molte e i limiti dei due giovani attori altrettanti. Ma ciò che più stupisce è che la regista non abbia mai un guizzo originale o una trovata che susciti qualsiasi tipo di interesse. Il finale aperto rende ancora più scialba una narrazione degna di un film da pomeriggio di rete 4. Anche se non tutto è da buttare (ad esempio alcune suggestive immagini della periferia romana), è impossibile immedesimarsi e provare empatia per la “povera” ragazzina in un mondo di orchi.
Francesca Comencini ha detto di essersi ispirata al Bunga Bunga e alla toccante(?) vicenda di Noemi Letizia. La cinquantenne figlia d’arte avrebbe dovuto tener a mente le parole del padre Luigi: “credo nell’importanza di suscitare dei sentimenti che poi risveglino delle reazioni che possono diventare idee”. Poco resterà di Un giorno speciale, sbiadito ritratto di un’Italia in cerca di un’identità e di un cinema scevro da parentele.