UNA NUOVA AMICA di François Ozon (2015)

una nuova amica

François Ozon è un regista discontinuo, ma difficile da trascurare. E difficili da trascurare sono le questioni che i suoi film tentano di analizzare. Mirabilmente, in certi casi: Giovane e bella, del 2013, è un fragrante inno alla libera volontà che, nel cinema europeo di largo consumo degli ultimi anni, non ritrova eguali di medesimo slancio e vigore.

L’identità di genere è al centro del suo nuovo lungometraggio, Una nuova amica. Nel tratteggiare la vicenda personale di David, vedovo di fresco che ama diventare Virginia (la sua controparte femminile, anche se definirla “controparte” è riduttivo), Ozon sfodera una grazia e una legittima ordinarietà che rendono il film più libero, selvaggio e politico di quanto si possa immaginare.

Ozon è annoiato dalla convenzionalità, dagli spottoni sociali e dalle strizzatine d’occhio: a lui interessa formulare una solida epopea sentimentale tra due personaggi (David/Virginia e Claire) in fruttuosa corrispondenza erotica. L’identità di genere, tema sempre trattato con spiazzante superficialità e su cui è difficile mantenere pertinenza o controllo narrativo, diventa per Ozon dolore poetico, uno stimolo motivato e romantico per fare incontrare e amare la coppia di cui sopra. Al netto di ogni considerazione, quello di Ozon è un film d’amore con tutti i crismi del caso; dissidio iniziale, avvicinamento, tentata amicizia, allontanamento, ammissione del sentimento. Un esempio di incontestabile funzionalità narrativa, in cui i giochi tra i personaggi si collegano in modo preciso, biunivoco e meticoloso.

Tutto fila come dovrebbe: il risultato finale restituisce in maniera armonica e irresistibile le intenzioni di un Ozon che si diverte come poche altre volte, nel suo cinema – e che si concede anche un simpatico cameo da moviegoer arrapato. Il film sa giocare in superficie e sa egualmente addentrarsi nei suoi meandri più profondi al momento giusto, alternando parentesi brillanti e ironiche a incisi intensi e più che doloranti, e mantenendo il perno da un lato alla confezione, dall’altro al contenuto.

Con una certezza per cui lottare sino allo stremo: si è quello che si sente di essere, anche a costo di voler sembrare banali, o esteticamente a-normali. E quando sul volto di Romain Duris – eccezionale, così come la protagonista Demoustier – si marcano a fuoco le reazioni all’ascolto di Una femme avec toi, cantata da Nicole Croisille, si intuisce come Ozon ami il suo racconto, ami il suo pubblico, e ami offrire la sua scanzonata teorizzazione di libertà.

Voto: 3,5/4