U.S.A. CONTRO JOHN LENNON di David Leaf, John Scheinfeld (2006)

locandina-USA-contro-John-Lennon“The way things are going, they’re going to crucify me.”

(“Per come stanno andando le cose, mi crocifiggeranno.”)

John Lennon, The ballad of John and Yoko

 

Artista. Pacifista. Nemico pubblico.

La tagline del documentario U.S.A. contro John Lennon, realizzato nel 2006 e in sala come evento speciale per la sola giornata del 17 giugno, ben riassume la personalità di una delle figure più complesse e controverse del XX secolo, vera e propria icona di un movimento culturale che cambiò la storia della musica, e non solo. I registi David Leaf e John Scheinfeld, grazie a materiale d’archivio in buona parte inedito (fornito dalla vedova di Lennon, Yoko Ono) e a testimonianze di personaggi illustri (Angela Davis, Bobby Seale, Ron Kovic, Carl Bernstein), forniscono un ritratto a 360 gradi del leader beatlesiano, scegliendo di tralasciare il periodo più celebre, quello con i Fab Four, in favore di una serrata analisi sull’attivismo politico.

 

Leaf e Scheinfeld individuano il punto focale di una sempre più decisa presa di posizione nel concerto del 10 dicembre 1971, in cui Lennon chiese la scarcerazione di John Sinclair (arrestato per aver venduto spinelli a un poliziotto in borghese), effettivamente rilasciato il giorno dopo. Ciò convinse l’amministrazione Nixon del pericolo rappresentato da un artista carismatico e capace di infiammare i cuori di potenziali elettori, spingendola ad intraprendere azioni legali per espellerlo dagli Stati Uniti.

 

U.S.A. contro John Lennon supera i limiti della pura celebrazione, rivelandosi vera e propria testimonianza di un periodo storico, quello degli anni ’60 e ’70, in cui coscienza politico/sociale e controcultura musicale andavano di pari passo nel tentativo di ribellarsi al clima di paranoia veicolato dal potere politico e alle contraddizioni di un Paese che stava andando verso la catastrofe. Di questa contestazione, Lennon diventa il simbolo, di pace (Give peace a chanche) e di lotta (Power to the people): una lotta utopica ma mai sterile, emotivamente devastante, che creò un’unica aspirazione alla libertà e un sentimento di condivisione che emerge prepotente da immagini e musica, raggiungendo il culmine nella parte finale, dedicata alla veglia funebre in Central Park dopo l’assassinio per mano di Mark David Chapman.

 

Muoiono gli uomini. Non i miti, non i sogni.

Say the word, and you’ll be free.

La parola vive ancora.

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